Storie parallele, in particolare di tre donne, fragili e deboli ma anche forti e coraggiose, alla ricerca del senso della vita. E il viaggio ne diventa spesso un mezzo.
Ci rimane, di Cosimo Russo, a dimostrare impegno e passione poetica e amore per la vita, questa raccolta di versi, organicamente da lui costruita.
Nato nel 1972 nel profondo Sud salentino, a Gagliano del Capo, laureato in Economia e Commercio nel 2001 a pieni voti, si occupa dell’azienda di famiglia e trasmette alle due figlie che crescono l’amore per la cultura che rende liberi, l’attenzione devota ai libri che insegnano a vivere.
Dramma in cinque atti e un prologo, Personae è un’opera teatrale profondamente legata all'attualità, pronta per essere rappresentata e discussa. Ma può anche essere letta come un romanzo in versi, oppure, più semplicemente, come l’ultimo libro di poesia di uno dei maggiori poeti italiani contemporanei.
Una raccolta di racconti che mostra la vita nelle sue mille sfaccettature.
L'autore, come su un palcoscenico, fa sfilare personaggi così singolari da apparire stravaganti, che aderiscono fortemente alla realtà e richiedono al lettore, in un dialogo continuo, attenzione, partecipazione, anche condivisione.
Le storie infatti, al presente o al passato, non sono frutto di invenzione, possono leggersi come l'autobiografia di chi, dicendo io, qualche volta mente.
Nella parola poetica di Daniele Piccini si sedimentano regni: il visibile e l’invisibile, il presente e l’interminabile distesa della memoria, il regno del ricordo e quello, bruciante, del desiderio.
Piccini sa che dai luoghi “altri” (i “luoghi / non giurisdizionali” di Caproni) continuamente giungono sussurri, richiami amorevoli, segnali: voci che animano un dialogo e suscitano leopardianamente le presenze del mondo, le convocano.
Scrive Antonio Lucio Giannone nella Prefazione: “La poesia di Gerardo Trisolino oscilla costantemente tra due poli: l’io e il mondo, la dimensione privata e quella pubblica, il ripiegamento interiore e la riflessione sul reale, sulla storia, sulla società”.
E Daniele Giancane, nella Postfazione: “La raccolta mette assieme l’amore, la nostalgia, il sogno con il realismo del quotidiano. Sempre cattura il lettore, per la sapienza, il gioco linguistico, i ritmi, il pensiero sul mondo. È una silloge da leggere e da rileggere”.
Melpomene, la musa della tragedia, racconta e dà voce a Fedra, ad Antigone, ad Arianna, a Cassandra, a donne e fanciulle che proprio nella loro fragilità e sensibilità sembrano trovare il coraggio di denunciare l’inumanità del vivere.
Parole nuove reinventano gli antichi miti, ne fanno rivivere le passioni, interrogano con le domande di sempre, prefigurano i nostri mali, quelli di oggi.
In questa raccolta c’è il vuoto ad ogni passo, a ogni parola, il respiro della mancanza, l’incompiuto, il non detto, uno sguardo che non abbandona mai il silenzio muto delle verità, il distacco, le attese, e presenze mancate; ci sono le vibrazioni senza nome, l’aprirsi di voragini senza suono, crepe degli anni, frane, smottamenti, tra pensiero e lingua, tra scrittura e sensi che ci perdono ogni volta.
È tutto un giuoco di equilibri la scrittura di questo autore che oscilla tra misura e inquietudine, un continuo invocare quel che, volendolo, non si vuole.