La parola del padre

La parola del padre

sottotitolo
Falso storico in forma di monologo. Caravaggio e l'Inquisitore
copertina
anno
2017
Collana
Categoria
pagine
96
isbn
978-88-6266-750-0
13,30 €
Titolo
La parola del padre
Prezzo
14,00 €
ISBN
978-88-6266-750-0
nota
Con uno storyboard di Lino Fiorito

 

Si racconta della vostra passione, di anno in anno sempre più incontenibile, per uomini e donne di basso rango; della vostra smania di riprodurre sulla tela bari, indovine, musici, ubriaconi, tavernieri; del vostro concepire la pittura quasi come cronaca o specchio di quella vita degradata che alligna ai margini di tutte le città – ma soprattutto oggi qui a Roma, diventata la capitale di ogni genere di malaffare – nella convinzione che è là che Dio va cercato. Per voi insomma è la carne il luogo di residenza di ogni verità. E questa, prima ancora che una bestemmia, è un’eresia.

L'Inquisitore accusa Caravaggio: di non ubbidire a Santa romana Chiesa, di essere un ribelle, un seguace dell'eretico Giordano Bruno, di dipingere prostitute, ubriaconi e tavernieri nella convinzione che Dio va cercato proprio lì.
È un monologo in cui le parole e le espressioni del pittore si raccontano attraverso gli occhi e la voce dell'Inquisitore. Il quale è un uomo a un passo dalla morte: più volte durante il suo discorso gli mancano le forze, ed è sfiorato dai dubbi di chi sta facendo i conti con la fine e non può certo mentire a se stesso, ed è quasi tentato di riconoscere le ragioni di Caravaggio, di cedere all'ammirazione che nutre per lui. Ma sono solo istanti, perché il suo dovere è richiamare all'obbedienza, all'obbedienza dell'Autorità, all'obbedienza del Padre: il padre che è Dio, il padre che è il Papa, il padre che è il Cesare, il padre che è il genitore.
Questo testo è un documento carico di tensione civile, una riflessione sull'autorità, sulla ragione critica e la difficoltà di esercitarla, è un viaggio attraverso i quadri di Caravaggio, uomo libero, è l'arringa di un potere ottuso, che si immagina nel Cinquecento ma in realtà ci parla del potere di oggi.

“Io stesso mi facevo personaggio dell'intreccio”, scriveva Ermanno Rea. E raramente è stato così vero: in La parola del padre il comunista critico, il fotografo che è arrivato alla grande letteratura partendo dalla durezza del giornalismo d'inchiesta, si fa Caravaggio che passa dalla aspra e vile realtà, e si fa Inquisitore che vive di dubbi e riconosce la stoltezza delle certezze incrollabili.

 

 

Lino Fiorito considera il suo lavoro come una pratica artistica unica tra il teatro, il cinema e le arti visive. Ha firmato le scenografie dei film di Paolo Sorrentino, a teatro quelle degli spettacoli di Mario Martone, Mauro Bolognini e Toni Servillo. Numerose le sue mostre in Italia e all'estero.