La prigione sotto la neve

La prigione sotto la neve

copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
152
isbn
978-88-6266-123-2
15,20 €
Titolo
La prigione sotto la neve
Prezzo
16,00 €
ISBN
978-88-6266-123-2
La vera storia di Sandro, marittimo di professione, condannato all’ergastolo per omicidio, detenuto nel carcere di Turi. Nel libro c’è la sua vita – come una prigione senza limiti e senza tempo – ricucita dentro e fuori i vari penitenziari, insieme alle sue passioni, le assenze, la tragedia. Un giornale di bordo solitario. Un diario postumo narrato da chi lo ha conosciuto e ascoltato negli incontri affumicati da mille sigarette, tra esitazioni, fughe, pacificazioni e malinconici bicchieri di buon marsala.
 
INCIPIT

La mia stanza
 

All’inizio era solo una cella, un luogo comandato, una porta sbarrata, una finestrella in alto, quattro pareti identiche, un tavolo, due sedie impagliate, spaiate, due letti, qualche volta tre, o forse anche quattro. Ed io mi sentivo precipitato non so come tutto dentro questo imbuto buio, buttato via come uno sputo od un idiota respinto, rifiutato, condannato a stare lì per tacere per sempre o per crepare. Assolutamente in debito. Castigato a passare il resto dei miei giorni senza muscoli, senza tono. Giorni ripetitivi, calcolati uno per uno per saldare il conto fino all’ultima cifra. E smaltire convenientemente tutta la mia ripugnanza, la mia residua cattiveria. La mia vergogna.
Se riesco a capirci qualcosa, dovrei trovarmi nel lato est del piano alto di questo carcere enorme, fatto di pietre e di idee sovrastanti. L’estremità affacciata su una piazza dove passeggiano persone e scorrono auto in continuazione da mattina a sera.
Poco più in là c’è sicuramente una chiesa con le campane vicine. Suonano a festa, battono a morte, maltrattando l’aria e i minuti insieme ad un altoparlante che diffonde i fruscii gracchi dei riti e delle funzioni. Ed io cerco di distinguere bene bene le parole, le preghiere, i canti. Per percepire incuriosito, insaziabile, tutto quello che sfugge a caso dall’esterno. Per recuperare una commozione improbabile di molteplicità. Briciole di vita ordinaria. O tanto per sentire altre voci, differenti da quelle poche che girano qui dentro. Intransigenti, uguali, vessatorie, essenziali, deperite.
Durante le uscite obbligate nel cortile d’aria, certe volte intravedo lontano lontano qualche spicchio di balcone e donne così minuscole a sistemare una pianta o panni freschi da asciugare. Raramente, nelle giornate di sole, appare una macchia di bambino grande quanto una mezza sigaretta, che gira intorno alle loro gonne o si siede per terra a riposare o a strillare.
Sorrido per tutta quella quotidianità distante. I lampi della semplicità.
Ho fogli per scrivere e libri da poter leggere. Li prendo in prestito, giù giù, dalla nostra piccola biblioteca in fondo al corridoio del primo piano. Tra un migliaio di volumi scelti dal nostro raffinato cappellano. E anche dal Direttore.
Scrivo ai miei ricordi di fuori, scrivo alla mia vita qui dentro, scambiandomi spesso di posto, vivendo un po’ di là un po’ di qua, mettendo talvolta le ali per andare via. Quasi sempre scegliendo di rimanere a pedinare me stesso, nel destino di pochissimi metri quadri.
All’inizio era solo una cella. Adesso è diventata la mia stanza, la mia vita, limitata, immensa, riconoscibile. Una vicinanza costruita giorno dopo giorno. Amica fraterna da vent’anni, angoscia e protezione, famiglia, casa, fine e principio di tutti i miei umori scompaginati dalla coscienza, ricomposti dal dolore. Contenuti dai silenzi concavi.
Da qui percepisco il mondo e provo a dire tutto quello che mi è sempre stato difficile accogliere o negare. Semplificando o rendendo più complesse la voglia di esistere e di lasciarmi andare.
Da qui fuggo. E qui ritorno.
Da qui vivo.