Sade in drogheria

Sade in drogheria

copertina
anno
2009
Collana
Categoria
pagine
32
isbn
978-88-6266-134-8
È francese, viaggia in incognito, si ferma una notte sola.
 

Sarebbe lussuria e perversione, è amore e nostalgia.
In viaggio nei domini degli Estensi, ecco il marchese De Sade, annoiato e disperato, innamorato e libertino uomo dei nostri giorni.
Abbandonato dalla donna che ama, tra le gambe di quelle che disprezza, Alphonse dai mille volti e dai mille nomi pare trovare quiete solo nella letteratura: perché chi ha mai detto che l’amore non s’impara sui libri?
E allora, in drogheria e al bordello, riusciamo ad ascoltare anche Theodor Adorno e Pier Vittorio Tondelli dai microfoni di Radio Alice.
Più vicino di così, De Sade non è possibile osservarlo.

Guarda il video di Barbolini sul Chicco girato alla Fiera del Libro di Torino nel maggio 2009:
http://www.youtube.com/watch?v=Pl57TxBzTzU

Progetto grafico di Roberto Gorla e Michela Barbiero

 
 
Roberto Barbolini è nato a Formigine (Modena) nel 1951.
Tra i suoi libri recenti, Beethoven 27% (Mondadori) e Più bestie si vedono (Aragno), editi entrambi nel 2008.

INCIPIT
 

È francese, viaggia in incognito, si ferma una notte sola.

Modena, dove mi recai poi a dormire, è una città grande e bella.

Domani partirà per Firenze. Neanche il tempo di lasciare i bagagli all’albergo e già s’è messo in caccia assieme a La Jeunesse.
«Vogliamo provare emozioni, si tratta di scuotere la massa dei nostri nervi con lo choc più violento che sia possibile…»
La Jeunesse, il cui vero nome è Carteron, detto Martin Quiros, annuisce rassegnato. Anche stasera dovrà procurare al suo padrone un po’ di divertimento.

La strada principale, nel gusto di quella di Parma, è lunga, larga e ornata di belle costruzioni.

Fa caldo, il caldo brodoso di fine luglio. Le donne passeggiano scollate sotto i portici. Il francese le guarda voglioso e annoiato allo stesso tempo. Detesta il Medioevo; si lascia alle spalle il vecchio duomo, le sue inutili giostre di paladini; svolta a sinistra del corso principale e, percorrendo quella che diventerà via Farini, arriva quasi davanti al palazzo ducale: piccolo gigante di Brobdingnag in una piazza non abbastanza grande per contenerlo.

È bene, mia cara contessa, vedere l’arsenale e la sala di storia naturale del principe. Tutto è in miniatura, ma tenuto con una cura e una proprietà che non ho mai visto da nessun’altra parte.

Sulla sinistra, poco prima che le livide occhiaie del portico inquadrino il palazzo, c’è la salumeria più antica della città che la famiglia Giusti, stando all’insegna, si tramanda dal 1605. Dal suo metro e sessantotto scarso, ma ben proporzionato, il francese ammicca a La Jeunesse: «Che ne diresti di un bel maialino vivo?»
Già s’immagina il lattonzolo in abito da suora, col soggolo ed il velo: un prete spretato gli sta impartendo una benedizione blasfema con tanto di crocefisso mentre lui – Alphonse o Aldonze che dir si voglia – frusta la sgualdrina di turno prima di sodomizzarla con un grosso dildo e poi anche di persona. Ma la fantasia porcofila dura troppo poco: beati i tempi in cui la blasfemia, l’empietà, la masturbazione nel calice riuscivano ancora ad eccitarlo.

Se non vi è più alcun Dio, a cosa serve insultarne il nome? A cosa, mai, insozzare e deridere le sacre verità?

Lo riprende la noia.