Walter Pedullà sulla letteratura pugliese

Giovedì 12 Novembre 2009

Walter Pedullà sulla letteratura pugliese

La letteratura pugliese? In pieno decollo

La letteratura pugliese non si piange più addosso. Parola del critico Walter Pedullà, che della Puglia conosce e ama non solo le buone penne ma anche le mozzarelle. Se la seconda repubblica ha portato con sé la questione settentrionale, nella cosiddetta repubblica delle lettere la questione meridionale sembra finita una volta per tutte nel magazzino delle scope. Lo sdoganamento dei nostri scrittori, la delocalizzazione della loro produzione è, secondo l’accademico emerito della Sapienza, il dato che emerge dal recente La letteratura del Novecento in Puglia (1970-2008), edito da Progedit per la curatela di Ettore Catalano.
“Nel Novecento – dice Pedullà – si aveva l’impressione che la Puglia contendesse alla Lucania la maglia nera in campo letterario. Sembrava non ci fossero scrittori pugliesi in grado di reggere il confronto con quelli nazionali. Il libro curato da Catalano registra un fervore intellettuale rimasto sotto traccia”.
Il nuovo marchio di fabbrica della nostra letteratura è una meridionalità non più affetta dal meridionalismo prono e piagnone. Al pari di Michele Dell’Aquila, che dubitava dell’esistenza di una “linea pugliese” sulla falsariga di quella “romana” e “lombarda”, anche Pedullà preferisce non ragionare in termini di pugliesità e colloca la storia di Catalano fuori da questo rischio. Insomma la nuova letteratura pugliese è glocal: “Scrittori come Mario Desiati e Nicola Lagioia – scandisce Pedullà – sono dei punti di riferimento a livello nazionale”.
Boom del romanzo a parte, anche sul versante lirico si accampano, a detta del critico, figure rilevanti che hanno maturato una personalità originale: “Penso a Lino Angiuli e a quanti si sono in qualche misura difesi dal virus della territorialità. Sono autori in cui vibra una corda etica e civile e nelle cui opere è possibile cogliere lo svolgersi di una società”.
Quanto agli editori pugliesi, Pedullà sponsorizza Manni, perché “fa un eccellente lavoro nel Sud che si riflette in ambito nazionale”. Attenta allo sperimentalismo linguistico, l’editrice salentina “svolge una funzione di ricovero” di una letteratura che il mercato librario snobba. Anche la rivista che esce per i suoi tipi, “l’immaginazione”, è un “prodotto di qualità animato da un’urgenza di piazzamento che produce un’emozione intellettualmente forte”.
Il discorso vira quindi sul premio letterario “Città di Bari”, di cui Pedullà è presidente. Per ora lo studioso non è in grado di dire se sarà alla guida della manifestazione anche nella prossima edizione. “Rosee” sono le tinte con cui dipinge le prospettive dell’appuntamento barese, a patto però che non si cambi la formula: “invitare circa 500 lettori a esprimersi contemporaneamente intorno a una cinquina di libri non è cosa di poco conto”. Un forum del libro che si smarca dai premi del circuito tradizionale, dove il cavallo vincente si conosce già prima dello start, e la cui “vera forza è quella di chiamare in causa un gran numero di giovani”. L’evento istituito da Pinuccio Tatarella è un termometro utile per misurare i gusti dei lettori, alimenta quella ventata di interesse intorno alla letteratura che sferza con sempre più intensità le coste levantine.
Eppure in Puglia, nonostante il fermentare di molte iniziative, manca un festiva all’altezza di quelli da Roma in su. È una questione di incapacità organizzativa? “Credo che questa regione – conclude l’intervistato – sia capace di fare cose buone e sia attrezzata per ospitare kermesse letterarie importanti. La capacità di fare impresa non manca nel Sud, anche se manifestazioni del genere costano molto. La scommessa deve partire dalla scelta di un argomento originale, un tema forte. Rivuole un uovo di Colombo”.
Salvatore F. Lattarulo sul “Corriere del Mezzogiorno di Bari”, 12 novembre 2009