Alda Merini, Sono nata il ventuno a primavera

12-05-2005

La primavera della Merini, di Ignazio Minerva



La casa di Alda Merini è come la sua poesia: “vive di accumulo, aggiungendo immagine ad immagine, oggetto ad oggetto, con una semplicità ed una innocenza che riscattano e sublimano qualunque esperienza come qualunque disordine”. Parole dell’editore Piero Manni, che si è incontrato più volte con la poetessa nella sua casa milanese ed è rimasto affascinato da quell’affastellamento che al momento del commiato diviene sottrazione: l’ospite va via con un libro tra le mani, oppure una foto, o il souvenir di un viaggio. Dalle conversazioni Manni ha trattato questa biografia intellettuale Sono nata il ventuno a primavera arricchita da poesie e citazioni. Nella prima parte del libro la Merini ricorda i suoi genitori, gli anni felici dell’infanzia e la vocazione a una maternità speciale, “non una madre che spolvera, che sta attenta che il bambino non sporchi, non si faccia una macchia” ma una “madre morale, mentale, custode dei figli”. Racconta l’incontro con Manganelli, quando avrebbe voluto scrivere per Einaudi Albergo a ore, alludendo “agli innumerevoli alberghi che abbiamo visitato nelle nostre perdute scorribande amorose. Sulle lenzuola degli alberghi Manganelli e io mettevamo le nostre firme con una piccola corona, a significare che, amandoci, eravamo i padroni del mondo”. Albergo a ore viene pure definito l’ospedale psichiatrico, dal quale entrare nei momenti di crisi e uscire. “Il manicomio –scrive la Merini– è una grande cassa / con atmosfere di suono / e il delirio diventa specie, / l’anonimità misura, / il manicomio è il monte Sinai / luogo maledetto / sopra cui tu ricevi / le tavole di una legge / agli uomini sconosciuta”. Nella seconda sezione (È stanco, il poeta) Alda Merini parla della poesia, che in fondo, dice, serve solo ai poeti che sono portatori di un magma che diventerà aria, speranza per gli altri. L’ultima parte raccoglie poesie inedite, come quella riportata in copertina: “Nuvole di pianto / sono le mie parole / un brivido di canto / il silenzio del tuo respiro”.