Aldo Maria Valli, Nudi e crudi

02-03-2005

Un inviato speciale nella quotidianità della vita, di Pasquale Rotunno


I giornalisti televisivi sono forse le persone più esposte alle immagini violente. Davanti ai loro occhi passano quotidianamente le immagini che i circuiti televisivi internazionali mandano alle redazioni. “La mole di immagini che rappresentano la violenza e l’oltraggio alla dignità umana nei termini più brutali ed espliciti è ormai tale da sopraffare anche il professionista più esperto”, confessa Aldo Maria Valli, giornalista del Tg3 Rai. Ma tutti noi, immersi come siamo nel flusso televisivo, siamo alle prese con un problema analogo. Il male e la sofferenza ci raggiungono in casa ad ogni ora. Ci chiediamo come possiamo reagire, per non restare indifferenti o impotenti spettatori.
Il libro di Aldo Maria Valli, Nudi e crudi. Corso di sopravvivenza per famiglie nell’era del consumismo(Manni editore), è il diario di un inviato speciale nella realtà più speciale di tutte, quella quotidiana. Con ampio ricorso all’indignazione ma anche all’ironia, l’esplorazione procede tra i banchi di scuola come nei treni della metropolitana, nel salotto di casa come in ufficio, davanti alla tv come lungo le strade cittadine. Dipinti per quello che siamo, nudi e crudi, forse stentiamo a riconoscerci, segno che l’indagine su noi stessi è quanto mai necessaria. Al centro, serbatoio infinito di riflessioni, c’è la famiglia, ma ci sono soprattutto la voglia di capire e la disponibilità a provare sempre stupore. Perché il vero nemico è l’indifferenza. La comunicazione è un bene in via di estinzione, sacrificato sull’altare del protagonismo e della violenza. Tutti gridano e pretendono che la forza di essere ascoltati, ma non sanno più ascoltare. A giudizio di Valli, occorre ripartire da una cultura delle regole. Invece, “siamo portati a vedere nella regola non un bene per la persona e la comunità, ma l’imposizione, il comando dall’alto, il limite da aggirare”. La mancanza di una cultura delle regole, riconosciuta e condivisa, sta scavando un vuoto pericoloso. Colmare questo vuoto è un  lavoro eminentemente educativo. In quanto compito educativo, la ricostruzione di una cultura delle regole ha un nemico formidabile nell’idea di facilità, vero e proprio mito che sta impregnando di sé la modernità. Tutto nella nostra vita deve essere facile. Tutto ciò che è difficile, che impone un impegno rigoroso e prolungato va aggirato. Non stupisce che il sogno di tante ragazze sia quello di diventare “veline”. Allevando i nostri figli da autentici “viziati” non facciamo il loro bene. Soddisfiamo soltanto le nostre esigenze di tranquillità e comodità. Li rendiamo schiavi di oggetti inutili, di bisogni fittizi. Li condanniamo a volare a bassa quota. Non siamo capaci di insegnare la risorsa più importante: la gestione della libertà attraverso la responsabilità. La televisione, d’altro canto, prosegue sulla strada dell’appiattimento e della volgarità. Quando affronta temi elevati, come nel caso delle fiction a sfondo religioso, il risultato finale è un misto di banalizzazione e di superficialità che non rende onore né alle proprie potenzialità espressive né alle figure al centro delle vicende narrate.