Argentina-Baini, Messi a 90

29-05-2010
L'Italia (del pallone) da schiaffi, di Elena Sandrè
 
“Messi a 90”: una storia d’amore per il pallone senza paragoni. E’ una raccolta di brevi racconti, di riflessioni. Non sui cam- pioni, sulle rovesciate di Bonimba piutto- sto che sul mitico urlo di Marco Tardelli, bensì una raccolta delle partite più raccapriccianti dell’Italia ai Mondiali, raccontate accanto ad altre storie di ordinaria fol- lia calcistica: il tutto evitando la stucchevolezza sportiva odierna e privilegiando le prospettive insolite.
PUNTI DI VISTA - E’ l’unione di due punti di vista: quello di Cosimo Argentina, medese classe 1963 e Fiorenzo Baini, insegnante nato nel 1959, amici che hanno spesso condiviso al bar “900” di Varedo discussioni, chiacchiere sulle innumerevoli varianti del tema. Ne è uscito un lavoro unico, fuori dal comune che unisce la verità all’ironia, la bellezza del calcio - og- gi trattato invece come se fosse davvero lo specchio di tutti i mali, il teatro di violenza e intolleranza della nostra società - e le sue diverse visioni. Diverse dalle telecronache, dai libri, dai retroscena.
E’ la raccolta di momenti di vita passati a guardar le partite della Nazionale che, qualcuno forse se lo dimentica, non è solo quella “spagnola” di Italia-Germania 3-1 o del Fabio Grosso di turno del 2006. E’ anche quella dei Mondiali del 1966, quando i coreani fecero fare agli Azzurri una figura di palta (0-1), oppure di Messico ’70, quando l’Italia pareggiò 0-0 contro Israele (contro Israele!).
OGGI E IERI - E’ un libro che punta l’attenzione non sul calcio d’oggi o di ieri: ma semplicemente sul calcio, sul suo aspetto popolare e, contemporaneamente, sulla sua onestà intellettuale di fondo.
«In questa terra siamo ormai tutti parte di un grande meccanismo rotto - commenta Argentina -. Il calcio però ha ancora qualche refolo di onestà, perché se uno è un brocco viene fuori al primo stop mancato, al primo tiro sbucciato. Ovunque la raccomandazione, l’ “essere figlio di” oggi è fondamentale. Non nel calcio. Se sei bravo sei bravo, anche se arrivi dalle favelas. Se sei scarso puoi essere figlio di Pelè ma non vai da nessuna parte». Alzi la mano chi, nonostante il pallone invada il palinsesto, i giornali e la vita di tutti i giorni con goal, polemiche e veleni, aveva mai fatto seriamente questa riflessione. Saranno in pochi senz’altro. «Sono storie alla buona - conclude Argentina -. Alcune sono da bar, altre sono legate a sensazioni, altre ancora sono lucide e spietate. Le cronache di Fiorenzo sono un raro esempio di indicizzazione del calcio perché lui fa capire anche a un lettore nato nel 1995 chi era Rivera». Una sorpresa.