Bernardo Baratti, Senza francobollo

01-09-2009

Lettere dettate dalla fantasia, di Elena Guerrieri

L’occasione di leggere l’ultima fatica letteraria di Bernardo Baratti è lieta davvero perché da molto tempo non sentivamo, durante la lettura di un libro, una viva sollecitazione al riso, alla commozione, come pure a rivolgere l’attenzione alla sfera del rapporto di confidenza e d’amicizia che l’autore dimostra con maestria di saper allestire, per chi legge, in Senza francobollo. Carteggi impossibili.
Sebbene “impossibili” infatti, gli scambi epistolari contenuti nel più recente volume di letteratura creativa realizzato dallo psicologo e sessuologo fiorentino Bernardo Baratti, si sono potuti materializzare grazie alla sua sagace opera d’invenzione, servendosi di due fra i mezzi principali dell’intelligenza umana: la memoria e l’immaginazione. Baratti elabora così ben sette scambi o dialoghi per via epistolare: “Caro Critico… Caro Narratore…”, “Cara Televisione… Cara Radio…”, “Care Banche… Caro San Francesco…”, “Caro Nero… Caro Rosso…”, Cara Fantasia… Cara Realtà…, “Caro Freud… Caro Jung…” ed il toccante dialogo tra l’autore e un carissimo amico defunto “Caro Bernardo… Caro Enzo… Lettere dall’Aldilà”. Come si vede, si tratta della mise en scène di una serie di confronti in diretta, di contrasti, anzi diciamo più precisamente di conflitti, termine tecnico della psicologia. Alcuni di questi conflitti sono, per dir così, canonici e noti ad un pubblico medio di lettori: nel primo fra Critico e Narratore, ad esempio, l’incontro che potrebbe essere perfetto e necessario in un ipotetico e ideale rapporto di collaborazione ovvero di convergenza d’intenti, in realtà deflagra in un odio pressoché assoluto e definitivo – con effetti spesso comici di tipo estremizzato fino a toccare il registro tragico, tipico del teatro dell’Assurdo – che allontana le due parti in gioco in una incredibile, ma effettiva, totale incomprensione reciproca. Quante volte i grandi scrittori – non i mediocri, ad esempio Italo Calvino – hanno lamentato l’inadeguatezza per non dire l’inutilità della critica cosiddetta professionale e molto spesso accademica? L’esistenza stessa della critica viene giustamente posta in discussione quando chi svolge l’attività di critico non intende rendere il dovuto servizio all’opera degli scrittori. Ecco che la critica soffre, in tal caso, di una forma d’avarizia perniciosa a sé e agli altri, di stipsi secondo il nostro autore, che distrugge ogni possibilità costruttiva di lavorare e in definitiva di vivere un proprio, onesto ruolo. Ho trovato inoltre bellissimo lo scambio epistolare che vede come protagonisti i padri della psicologia del Novecento: Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Tra l’altro, in questo caso, sappiamo che le lettere di Freud e Jung sono storicamente esistite, ne ha pubblicato, in Italia, l’editore Boringhieri nel lontano 1960, un corposo volume che raccoglie l’epistolario complessivo di Freud: possiamo perciò parlare, nel caso specifico, di un vero e proprio rifacimento secondo Baratti del loro scambio epistolare. La “paternità” del primo, Freud, nei confronti del più giovane Jung e l’inevitabile differenza del metodo di lavoro fra i due maggiori medici clinici e studiosi della psiche umana dell’intero secolo XX, sono finalmente ricomposte in una conclusiva armonia. La lettera finale risulta scritta infatti “a quattro mani”: Freud e Jung insieme, alla pari, a Vienna come a Zurigo per dire che «Sì, forse insieme è meglio. Chiamiamo a raccolta i colleghi vecchi e nuovi, tutti gli studiosi che hanno consumato una vita sullo studio e la comprensione dell’inconscio. La nostra onestà intellettuale e il nostro amore per la psicoanalisi ci rendono del tutto convinti che a questo incontro vorrà partecipare anche un largo numero di pazienti che porteranno la propria sincera, appassionata testimonianza […]» [firmato] Freud – Jung (p. 159).
Il bel libro di Bernardo Baratti è ricco di molto altro materiale ancora e dunque se ne raccomanda volentieri la lettura, che sarà ora ricreativa, ora terapeutica, e in ogni caso un’occasione importante per esplorare la vera e propria riserva di autentiche perle di umanità vissuta che contiene.