Claudio Morandini, Rapsodia su un solo tema

24-04-2010
I condizionamenti della vita e del potere sull’arte, diNathalie Dorigato

Alle 14 di oggi, sabato 24 aprile, lo scrittore aostano Claudio Morandini presenterà il suo terzo parto letterario, il nuovo romanzo “Rapsodia su un solo tema. Colloqui con Rafail Dvoinikov” pubblicato con l’editore Manni di Lecce. Nell’ambito del Festival della parola Babel, incontrerà il pubblico nello stand di Agorà in piazza Chanoux ad Aosta.

Che la presentazione del volume avvenga intorno alla ricorrenza della Liberazione, seppur casualmente, cade a pennello, poiché il “solo tema” della “Rapsodia” di Morandini mette l’accento sull’eterna questione dei condizionamenti della vita sull’arte, del potere sull’arte. Dopo “Nora e le ombre” e “Le larve”, Claudio Morandini in questo terzo romanzo rinnova stile ed atmosfere. Con grande ironia e divertimento entra in un territorio di sua passione, quello della musica – l’autore è laureato in filologia musicale – e narra la vicenda di Ethan Prescott, giovane e brillante compositore americano, “un… come si dice… dodecafonico?”, per giunta gay, che decide di occuparsi del musicista russo Rafail Dvoinikov per una lunga intervista che è anche l’omaggio di un discepolo nei confronti di un maestro quasi dimenticato. Dal ritratto immaginario del compositore Dvoinikov si evince il profilo di uno dei pochi artisti sopravvissuti al comunismo, una sorta di Shostakovich che scrisse la magnifica “Rapsodia su un solo tema” liricamente vibrata dal canto della tromba.
Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo combina tentativi di saggio, verbali di interrogatorio, pagine di conversazioni, di diario e persino un pamphlet settecentesco di un antenato di Dvoinikov, uno strano “Viaggio musicale nel secolo ventesimo” che offre a Morandini la possibilità di descrivere la musica del nostro tempo attraverso l’effetto di straniamento descritto dai critici russi inventori dell’analisi formale della letteratura. Sullo sfondo, la truce dittatura stalinista permette a Morandini di vergare quel mondo assurdo e ambiguo con una satira travolgente concentrata, in modo assai originale, nelle piccole note al testo, ma che in realtà ne sono parte integrante. Forse che qui si celi l’ennesimo stratagemma letterario per ritagliarsi uno spazio di libertà artistica? O forse per avere sempre e comunque l’ultima parola, come fanno spesso gli autori dei saggi? Ne emerge un’esilarante descrizione di vezzi, capricci, stereotipi e luoghi comuni sui musicisti: un mondo dove tutti debbono essere schedati e etichettati, pena chissà quale fuga d’idee, quale sacrilego impasto di suoni e di generi musicali.
In caso di nuove temibili censure dittatoriali, attenti quindi a dire di amare lo stile mozartiano! Potreste sentirvi accusare di trasgressività e licenziosità perché: “è inutile nascondersi dietro la livrea di Mozart. Tutti sanno che era un pornografo!”.