Giacomo Scotti, Dossier foibe

06-08-2005

Le foibe in un dossier, di Valentino Parlato


È positivo, e indice di sensibilità nazionale, che questo Dossier Foibe, di Giacomo Scotti, sia stato pubblicato a Lecce, da una apprezzata casa editrice meridionale, la  Manni (pp. 208, €16). La questione delle foibe, come ben spiegano Enzo Collotti e Tommaso Di Francesco, è di primario rilievo nazionale, della storia di questo nostro paese, rispetto alla quale - come sottolinea Collotti - i politici di sinistra sono stati piuttosto timidi e impacciati o sulla linea di un negazionismo insostenibile.  E con loro ripeto, non si tratta di bilanciare gli uccisi dai fascisti con gli uccisi dagli antifascisti, ma di collocare questa tragedia (di tragedia si tratta) nel drammatico contesto della seconda guerra mondiale e della vicenda della Venezia Giulia. Vicenda che è iniziata già alla fine della prima guerra mondiale, con l'annessione di questa regione al regno d'Italia, quando nei confronti degli slavi ebbe inizio una vera persecuzione. Questo è il contesto della tragedia istriana e solo lo strumentalismo e l'ipocrisia della destra postfascista può usare le vittime di questo dramma, anche i profughi italiani dell'Istria, per ridare onore al fascismo. È sempre Collotti, nelle prime righe della sua introduzione, a denunciare l'accostamento temporale della Giornata del Ricordo, per onorare le vittime delle foibe, con il Giorno della Memoria in ricordo della Shoah: uno strumentalismo che viene voglia di definire subfascista.  Il contesto è decisivo per una valutazione corretta della tragedia, ma senza il dossier  di Giacomo Scotti potrebbe ridursi a un ragionamento astratto, giusto anche, ma astratto. Le pagine del dossier ti fanno entrare in questo contesto, evidenziandone tutti gli aspetti, anche quelli che feriscono il nostro senso di giustizia e di lotta politica. Decisivo per una lettura corretta è la parte dedicata agli anni della italianizzazione del primo fascismo. Lo stato italiano, monarchico e fascista, fece una seminagione di odio così intensa che non poteva non produrre odi, vendette, abusi e soprusi, e, fortemente, odio per tutto ciò che fosse italiano. Il dossier prosegue con memorie storiche del periodo tra il 1943 e il 1945 (la rivolta delle popolazioni, l'occupazione tedesca, la capitolazione), con testimonianze di varie parti e con le tante storie delle foibe. Mi sembra giusto e corretto verso i lettori e verso Scotti riportare qui le sue parole conclusive, la cui verità è supportata da tutte le pagine del libro: «Il mio vuol essere un modestissimo contributo agli sforzi tendenti a scoprire la verità, per amara che sia, superando ogni sorta di omissioni e reticenze, ogni specie di tabù, pregiudizi, preconcetti e velleità di strumentalizzazione dall'una e dell'altra parte del confine, dando così inizio a un esame sereno e rigoroso del caso foibe, disegnandone l'esatta dimensione storica. Si smetta di dire che le vittime innocenti, pulite e rispettabili stanno tutte nella propria fazione e si operi per eliminare le condizioni che alimentano la violenza e i fattori che di essa si servono». «Questo lettore mio - così scriveva un grande - è un libro sincero». E così va detto per il libro di Giacomo Scotti.