Giacomo Scotti, Dossier foibe

01-09-2006

Il dossier di Scotti, di Enrico Maria Massucci 

“Stampella” non casuale della recente vogue revisionistica nostrana, brandita tuttavia da sempre dalla destra neo-fascista italiana, e tra gli arnesi “argomentativi” di più facile suggestione presso le varie maggioranze silenziose del Bel paese, la questione delle foibe torna periodicamente ad occupare le pagine della stampa nazionale, dentro un “aroma” globalmente para-razzista e anticomunista, la cui ostinazione non può che ingenerare sospetti, date le autorevoli, coattive e periodiche certificazioni di “morte” del comunismo.
E non meraviglia più che essa venga fatta propria, in coerente spirito bipartisan, da esponenti dei due poli, con la benedizione del più alto dei Colli che, nella ricorrenza di quest’anno del cosiddetto “giorno del ricordo” (a suo tempo solennizzato dalla qualificata adesione di Fassino e Violante all’iniziativa promossa da Alleanza Nazionale, quest’anno associato dalla grancassa televisiva berlusconiana alla commemorazione della “pulizia etnica comunista”), ha impresso il suo solito, superficiale sigillo alla “memoria dimezzata”, che presiede alla posticcia operazione ideologica. Avallando la sceneggiata con la generosa, ma ormai abituale, omissione del “contorno” della vicenda stessa, cioè delle responsabilità primarie della sanguinosa occupazione nazifascista (anche a voler tralasciare il doloroso ventennio precedente e i processi di violenta snazionalizzazione delle popolazioni locali). E accreditando la bizzarra tesi di uno scontro tra i “due totalitarismi” (nazista e comunista), dal quale scompare d’incanto la corresponsabilità fascista (che rifluisce nella miserabile menzogna finiana dell’”italiano brava gente”). 
Eppure, la comprensione scientifica del caso-foibe potrebbe rappresentare momento importante di una serena elaborazione di quella stagione cruciale della storia europea e italiana, che dislochi gli eventi oltre le passioni “di parte” e componga il complesso quadro degli avvenimenti nella loro luce fattuale, e nella oggettività dei “contributi” e delle responsabilità delle parti in lotta.
Benché infatti episodio “marginale” - ha scritto lo storico triestino Giovanni Miccoli - del sanguinoso affresco dell’ultimo conflitto mondiale, quella delle foibe è figura rivelativa ed esemplare dell’incandescente temperatura di quella tragica epopea, e qualora venisse sottratta alla piccineria e all’incultura di fazione e opportunamente ricontestualizzata nella cornice della “seconda guerra dei trent’anni” (cioè nella terribile temperie storica che la generò) potrebbe fornire preziose indicazioni conoscitive sul “grembo della società diseguale nella quale ci è dato vivere”, come suggerisce Tommaso Di Francesco nella Postfazione con un richiamo anche alla più recenti vicende della tormentata regione balcanica.
Oltre la profluvie della pubblicistica d’accatto e del “chiasso“ (Claudio Magris) a sfondo missino e dei torbidi interessi contingenti collegati (ivi compresi i pruriti da legittimazione della sinistra liberale), tuttavia, non manca sulle foibe un filone di ricerca serio e documentato, che senza stolidi e buonistici cerchiobottismi “veltroniani”, riesce a individuare, districare e distribuire azioni e responsabilità e a ricostruire i fatti basandosi sull’esame delle fonti, preoccupandosi di evidenziare la crucialità della scansione temporale degli avvenimenti come la decisività del quadro epocale, ed evitando di soffocare nell’indistinto dell’orrore soggettività e comportamenti, politici e criminali, opportunamente sottratti alla contabilità grandguignolesca, come all’effetto obnubilante dei numeri (destinati, guarda caso, più a confondere che a distinguere e orientare ).
E’ il caso del volume del collaboratore del manifesto, autore di una accurata e lungamente rodata ricognizione sulla sanguinosa congiuntura istriana (che prende solo apparentemente le mosse dal settembre 1943), ma anche personalità impegnata nella difesa della multietnicità e culturalità jugoslava, nonché vittima del tiro incrociato e delle intimidazioni degli “opposti” nazionalismi, croato e italico, degni eredi, come comparse e manovalanza spicciola, della catena di orrori, che dilaniarono la regione.
Scotti non compie un’operazione rassicurante di “simmetrizzazione” della vulgata destrorsa sulle foibe e non lesina critiche al “lungo silenzio dell’altra parte”, che favorì la strumentalizzazione “italiana”. Non risparmia rilievi e puntuali segnalazioni sulla brutalità delle azioni che insanguinarono la tormentata penisola istriana e ne precisa l’articolazione “soggettiva”, logistica, esistenziale. Anzi, mette in campo i dati e le cifre di una catena di spesso feroci vendette, che videro protagonisti settori della popolazione slava locale, seguite all’esplosione di odio popolare e spontaneamente indirizzate a sfogare una brutale, spesso inconsulta, azione di rappresaglia, alla quale capitò di assimilare frettolosamente, ma anche specularmene (dopo oltre venti anni di occupazione), “italiani” e fascismo.
Ma non confonde cause ed effetti, non isola temporalmente gli eventi e, correttamente, non mette “sullo stesso piano coloro che per decenni praticarono la violenza e infine la scatenarono, e quanti a quella violenza reagirono, talvolta con ferocia nel momento storico della svolta” (pag.196). Né manca di collegare i tragici eventi alla decisiva congiuntura del ’18, quando si posero, da parte del Regno, le condizioni di un percorso di sopraffazione, che non poteva non concludere, passando per l’iperbolica “catalizzazione” fascista, e nel contesto di un conflitto mondiale di quella natura, nelle violenze che sortirono.
“Perla”, di quella temperie, andrebbe ricordato a chi, per dovere istituzionale, dovrebbe coltivare più salda memoria della vicenda nazionale, è la famigerata Circolare n° 3 C dell’1 marzo 1942 del Regio Esercito, a firma del generale Roatta, responsabile del settore: “Si ammazza troppo poco”. A qualcuno parrà un argomento a favore della mitezza della dominazione italiana. A noi, no. A sloveni e croati, probabilmente, ancor meno.