Giancarlo Orsenigo, Breve vita di un piccolo notabile del sesso

19-06-2006
Un'ironia glaciale, di Nunzio Festa

Spassoso e cotto in un’ironia glaciale, questo romanzo pastoso e boccaccesco di Giancarlo Orsenigo. Breve vita di un piccolo notabile del sesso, è una vera chicca. Un piacere, immenso. La trama è di quelle che vuoi seguire fino in fondo. Cosimo, il protagonista assoluto, è un nano che non vuole essere definito tale. Lui, non il lui di cui parleremo presto, è un ragazzo basso basso basso, che i nani però li odia, addirittura. Per tornare al citato lui, occorre specificare che stiamo parlando d’un soggetto che la famosa canzone Un giudice conosce e ha fatto conoscere, nel senso che stiamo parlando d’un individuo dotato d’un organo genitale che, senza esagerare, è in grado anche di fare spaventare le prostitute in quanto a dimensioni eclatanti. Dunque, il membro enorme è il secondo protagonista del volume, della fabula, amara e baroccheggiante, fatta da un’artista che con le parole è bravo a costruire beltà. Insomma, l’oggetto e il soggetto del desiderio femminile eterosessuale è praticamente un doppio, una soggettività che fa pulsare, e in tante maniere diverse, le fette narrative predisposte da Orsenigo. La trama, si diceva, è di quelle interessanti assai. Cosimo nasce e fugge da una famiglia ricca, ma non ricca fino all’ultimo, che un po’ è in imbarazzo e un poco è orgogliosa di quel figlio “minimo”. Il piccoletto ha furbizia e istinto, comunque. Nonché un pizzico di cinismo giustamente annacquato da scatti di dolcezza e ritorni clamorosi all’infanzia. Sia nel narrato che nelle mente del figlioletto.
Insomma, Cosimo ne vive di tutti i colori. Diventa clown, e non nano, in un circo, lift un albergo (all’interno del quale ha la possibilità e la voglia di mostrare e realizzare le sue doti d’amante a pagamento) scassinatore per una sola puntata.   
Il notabile del sesso cresce di maturità intellettuale grazie alle esperienze di vita. Una schiera di personaggi pesanti, e questo termine deve avere una doppia valenza, rendono ancora più accattivante le vicende dell’erotico ometto. Sono soprattutto, anzi quasi sempre, donne. Figure femminili molto importanti per il protagonista e che condizionano tutte le scene. Tutte tutte hanno una mole esagerata, perché a Cosimo piacciono le donne grasse, quelle a dir poco corpulente. Infatti, le amanti più “assidue” di lui, non “lui”, ma Lui, sono signore di peso. Come quell’ultima, che quasi elemento simbolico, portatrice d’un passato che lei stessa non conosce. Ma tanto noto a Cosimo che vuole entrare esattamente e al più presto possibile nella porta originaria. Alla fine, s’arriva in passeggiate filosofiche e non è il caso di precisare superficialmente. Intanto, le melodie del piccolo notabile del sesso sono state composte e suonate in particolare dal suo grande pene: attributo capace di creare fatalità.
La scrittura di Giancarlo Orsenigo, anche nei tratti più arrotondati, è allegra e disinvolta. Allo stesso tempo contiene dolcezza e amarezza, questi due fattori narrativi li analizza e li propone in modo disinibito e con sicurezza. Forma e contenuto sono messi in connessione. Sono fattori che hanno raggiunto un buon livello di tensione emotiva. Le vicissitudini del romanzo sono accompagnate da stornelli meditati, frasi a effetto che non soffrono il ruolo dell’effetto a tutti i costi. La popolazione di parole sconvolge, in quest’opera d’Orsenigo. Il maturo Orsenigo ha dimostrato d’avere una proprietà di linguaggio non solamente notevole, ma modulare. Un linguaggio dinamico quanto pregno di creatività.
Inoltre, rimanere un tantino in quelli spazi circensi, accanto a donne e uomini struggenti è ulteriore motivo di vanto per il libro. Stessa cosa vale per le stanze d’albergo, come di certe funamboliche trovate dell’autore in quell’interno ambientate.