Giorgio Morale, Paulu Piulu

18-04-2005

La poesia dell'infanzia in una Sicilia luminosa, di Giulia Niccolai


Tratto da una filastrocca siciliana, Paulu Piulu è il titolo di un romanzo di Giorgio Morale che narra la storia di un’infanzia ad Avola (Siracusa) negli anni Cinquanta, attingendo anche al patrimonio del proprio vissuto. Figlio di un bracciante che all’inizio del testo va a lavorare in una fabbrica di mattoni, e di una madre che fa dei lavori di cucito in casa per una sartoria, i due traslocano con il bambino piccolissimo e vanno ad abitare in un ex deposito di cemento della fabbrica – un’unica lunga stanza – che diventa la nuova abitazione del custode operaio e della sua famiglia: «Entrare era stato come sprofondare in un purgatorio di attesa e disagio», ma per quel locale il padre non dovrà pagare l’affitto, avrà modo di risparmiare di più e ritrovarsi più in fretta con la somma necessaria per costruirsi una vera e propria casa. Ci rendiamo così conto delle grandi ristrettezze nelle quali vive la famiglia (preludio all’avventura della migrazione che il padre affronta negli anni Sessanta e la cui eco ci giunge nella seconda parte del libro), ma man mano che avanziamo nel testo, quella pseudo-dimora misera, umida e inizialmente estranea, si trasforma agli occhi del piccolo in un palcoscenico magico e privilegiato grazie ai sogni, all’immaginazione e a quell’«affermazione di vita» istintiva e totale, tipica dei bambini. Così, un paravento costruito dal padre per dividere lo spazio diurno dalla camera da letto, «uno scheletro di legno su cui erano incollati fogli di giornali, con le tante figure incollate e sovrapposte a caso formavano un fertile campo per la fantasia. Anche le travi e le canne del soffitto componevano motivi e disegni dietro cui perdersi.» Così è anche per il prato di fronte a casa, il pozzo nel cortile, il mare lontano, le cicale o le prime matite a cui Paolo «insegnava l’equilibrio». Scritto in capitoli brevi e anche brevissimi, di una sola pagina, che hanno come titoli parole elementari da abbeceddario, come : Il padre, Case, I soldi, La pioggia ecc. e scandiscono le scoperte prime e fondamentali del protagonista, l’aspetto più convincente, ma anche commovente di questo libro, mi pare stia nella capacità dell’autore adulto di ricordare ancora la logica «strampalata», le associazioni e i pensieri della propria mente-bambina di allora, dandocene un resoconto poetico e luminoso che sa trasmetterci anche i colori, gli odori e i sapori di quell’isola meravigliosa, della sua campagna e del suo mare. Proprio come spesso succede nella realtà, quell’umile dimora con la sua connotazione iniziale di disagio e provvisorietà, diventa nel ricordo dell’autore il luogo privilegiato e protetto della propria formazione e scoperta del mondo. Raggiunta l’età scolare, costretto dalle vicende della vita a responsabilizzarsi anzitempo, in nessun’altra casa più bella e più nuova, gli sarà più possibile trovare il senso di felice compiutezza di allora.