Giuseppina De Rienzo, Il amre non ha mai viaggiato

18-03-2015

Come un romanzo, di Gabriele Ottaviani

Il palazzo geometrico, il ritaglio di moglie e di madre che le competeva; sedersi a un tavolo, mangiare, chiudere gli occhi, dormire, insegnare a un altro corpo minuto, quello di sua figlia: una tredicenne già spaventata, preservarla da quel grande marasma che è la vita. Insegnarle, cosa? E i finti dialoghi con suo marito Lorenzo, anche lui impegnato a dissipare giorni. Stessi discorsi, stessi gesti posticci. Una vita da recinto, inseguendo qualcosa che non si lasciava fermare. A incalzarla era la voracità del suo ventre, un incendio che arrivava a contagiarle gli occhi: antenne verdi in cima a un corpo da cavalletta – fianchi, spalle, passetti brevi – dove i seni, giusto un lieve rialzo, restavano un dettaglio. Vivere era diventato puro esercizio.

[…]

Michela ebbe un brivido. Si accorse di non voler perdere la caparbia opposizione di quello sguardo, l’orgogliosa ripulsa di tutte le inadeguatezze del mondo, quel mai dichiarato bisogno di amore. Pensieri che, sostandole sulla faccia, segnarono anche a lei rughe sulla fronte e intorno agli occhi. Sua madre la stava fissando. «Come stai?» le chiese.

È una raccolta di racconti, ma si legge come un romanzo. Perché ha una prosa chirurgica e avviluppante come una passiflora, e un ritmo formidabile, quello di un’orchestra ben diretta che non perde nemmeno una battuta della sinfonia che sta eseguendo. E la sinfonia è quella della vita, fatta di crepe che rendono rugoso il cristallo e di valori sempiterni, come lo sciabordio delle onde, che mai si arresta, al massimo si riduce, uguale e diverso ogni nuova volta. Giuseppina De Rienzo dà vita a una serie di personaggi indubbiamente riusciti, credibili, veri, che non possono eludere il conto che essi stessi, col loro agire, si presentano: sembra di sentire l’odore pungente e bellissimo della salsedine, che fa venire fame, mentre esperti pescatori cuciono le loro reti, i gabbiani volano e qualche mano decisa sfibra la carne di un povero polpo sbatacchiandolo sullo scoglio. Il mare non ha mai viaggiato, edito da Manni, è una commedia umana splendida, ironica, raccontata con semplicità e riproducendo la realtà, anche verbale, con assoluta precisione e un velo di parodia, appassionata e appassionante.