Mario Socrate, Rotulus Pugillaris

07-12-2004

 Capoverso, di Idolina Landolfi

Il titolo, ripreso da quello del trattato di logica di Agostino di Dacia, già trasmette al lettore la temperie dell'ultimo volumetto di Socrate: la poesia di chi si definisce "vecchio e tardo" e che osserva il mondo, "sempre più lontano", con sguardo distaccato e distante, "come in un'ultima carezza/la mano di un morto". E' questa una raccolta di grande coerenza ispirativa, dal linguaggio "come solcato da senso della propria fragilità" (dall'introduzione di Giulio Ferroni); in cui si indaga ancora e sempre sulla natura dell'uomo, sul suo senso nel mondo e sulla sua ricerca impossibile, fino al disvelamento di un sé che è vuoto assoluto.