Nicolangelo Barletti, Vita felice di un pesce rosso

26-10-2005

Un «felice» pesce rosso nel romanzo di Barletti, di Carlo Del Ferro


Nicola trascina comodamente la sua esistenza in viaggio da un premio letterario ad una mostra d’avanguardia. Studioso d’arte e spettacolo, ex professore associato alla Sapienza di Roma, attuale vicedirettore di «Trend», patinata rivista dal rassicurante taglio moderatamente intellettuale per piccolo borghesi. Ex idealista, ex contestatore, ha ormai imparato come rivendere la lezione post sessantottina un tanto all’etto.
Claudia lavora come cassiera in uno dei mille ipermercati della Capitale, vive una vita fatta di alienazione e assenza di rapporti, in un sostanziale autismo emotivo autoimposto sin da quando, otto anni prima, il padre scomparve misteriosamente il giorno della festa patronale a Lecce.
Marco ha gettato una vita intera dalla finestra. Come tutti i puri di cuore, ha accettato il compromesso nel momento sbagliato, fidandosi delle persone sbagliate, per finire col sedere per terra e l’anima in pezzi. I personaggi di Vita felice di un pesce rosso (Manni Editore 2004, pp. 372, 14,00), felice esordio narrativo di Nicolangelo Barletti, architetto, classe 1943, leccese d’adozione e romano di nascita, si muovono scomposti nell’universo della borghesia agiata italiana «…poche letture scelte fra i libri del mese… nulla di troppo, ma neppure di poco… qualche incursione nella trasgressione, meglio se sessuale» al quale, pur essendo legati da un rapporto di sostanziale vasallaggio, di certo non appartengono, quantomeno intellettualmente.
Barletti tratteggia con tinte decise un affresco preciso della nostra epoca, in un’opera intrisa di decadenza hi-tech ed irrisolti edipici che prende il lettore alla gola, coinvolgendolo in un intreccio convulso al termine del quale ci si attenderebbe una deflagrazione, ed invece si assiste all’impotente implodere dei tre personaggi. Assolutamente consigliato.