Raffaele Valentini, La prigione sotto la neve

22-11-2008

Un uomo e due vite in gioco, di Ilenia Dell'Aera

La prigione sotto la neve ha il fiuto di un cane da tartufo. Insegue le tracce di un uomo, marittimo per professione e per destino. Condannato dalla passione ad un ergastolo vero. Perché questa è una storia vera. Spalmata nei porti di mezzo mondo e imprigionata nel carcere gramsciano di Turi. Dove finisce e rinasce. Sandro, l’ergastolano, ha vissuto una vita. Ma ne racconta due. Quella che era, prima della condanna e che vola assolta di persona in persona, di castigo in castigo. E quella che è, nella sua cella quadrata e sgusciata da ogni finzione.
Ed ecco il talento di Sandro, e dell’autore, Raffaele Valentini. Miscelare la percezione di due mondi paralleli (e di un separè mentale neppure tanto sottile) che s’innestano, voracemente, e che continuano a riprodursi e a ricrearsi, a generare figli, elettricità quiete, gente, prospettive, logiche perfettamente coerenti e circolari fino alla fine. C’è un mondo che esiste accanto ad un altro mondo. Un coagulo di prigionia (verissima e mai claustrofobica) e di una libertà che somiglia tanto ad un reflusso (la vera detenzione). Un coagulo né retorico né incantato, dove è il Tempo a segnare le ore che fanno la differenza.
Qui le cicatrici, e Sandro, si svegliano prima degli orologi. Il tempo si siede a cavalcioni, per suo conto, con una sigaretta spenta sull’orecchio. Racconta l’equilibrio umanissimo e vulnerabile di una vita che si regge su due unità di misura, tra una dimensione che ha ceduto e una che resiste. Racconta la verità pungente, lo spillo infilato nella coscienza di chi sa che la vita ha un debito con lui. Quello che Sandro ripercorre con i suoi umori imbavagliati e audaci non è però un mondo fermo. Ma è un mondo che da fermo rende meglio. Ecco perché alcune immagini sembrano eterne, incastonate in una vita provata e corretta da un destino che sa chiudere i cerchi. Di pirandelliana memoria.
E se Raffaele Valentini è un segugio, il suo personaggio Sandro, con il suo rancore, lascia orme ad ogni sguardo che allunga. Perché la vita gli ha riservato un dono: guardare. A lui è toccato farlo sempre. In carcere, e, prima ancora da uomo libero. Lo ha fatto sempre in silenzio. Quasi muto. A digiuno di sollievi.
Il mondo navigato, l’America e la sua cuccia, le ali delle donne. Ha guardato tutto per vivere. E per sopravvivere. E per non smettere di rinascere mai ad ogni sguardo imprevisto, rivelatore, scomodo. Sandro le storie le ha viste tutte. Conosce la sua. Sa quella degli altri. E le ha rapite e fuse fino a farne una sola. In lui tutto è passato. Ma tutto è rimasto, addensato, leggero, sanguigno. La vita ha le sue teorie e Sandro le parole esatte per raccontarle. Fino al ritorno casuale del protagonista al porto di partenza. Un approdo definitivo che sembra quasi aspettare Sandro per spingerlo poi, fatalmente verso l’esito finale.
E il gioco degli specchi, mille riflessi e una sola scoperta: il filo che ha cucito e scucito la vita di Sandro, tutto impigliato nella grandezza di un amore per una donna che ha indiavolato la sua libertà e la sua prigionia.
Manni Editori conferma il valore delle sue scelte. Un romanzo che dona l’aria ad ogni parola e che nutre il mistero di chi ha scovato un modo per salvarsi.