Roberto Curatolo, Vite in chiaroscuro

06-02-2017

Recensioni, di Laura Bianchi

Non sono rari i casi di medici che esercitano la propria sensibilità non solo nel rapporto diretto coi pazienti, ma anche nella scrittura, e il caso di maggior successo è Andrea Vitali; ma in quello del veronese Roberto Curatolo, da molti anni a Milano, la situazione pare completamente diversa. Nella sua ultima raccolta di racconti, intitolata Vite in chiaroscuro, che conclude una trilogia aperta sedici anni orsono col romanzo Ai margini dell`ombra, Curatolo non indulge mai alla bonomia distaccata dell`osservatore ironico di un mondo lontano da sè, e nemmeno a un intreccio che tenga avvinto il lettore con costanti misteri e colpi di scena, ma scandaglia l`animo umano con cura, passione e delicatezza, descrivendone le pieghe invisibili, i tremori e i timori, i sogni e le ossessioni.

Sette capitoli raccolgono ciascuno tre racconti, per altrettanti protagonisti, che non si incontrano mai, ma che disegnano un affresco, dolente e ricco di energia, di un`umanità colta nello scorrere di vite minime, mai storicamente incisive, eppure tutte ugualmente degne di essere descritte, discusse, ricordate. Sono uomini, donne, spesso anziani, dal passato solo apparentemente lineare o mediocre, ma che rivelano, allo sguardo attento e pietoso di Curatolo, un palpito recondito, un anelito alla ricerca di senso, la tensione verso una presenza completa e corale ad un`esistenza che significhi, collettivamente e individualmente, l`appartenenza alla specie umana, nel senso alto del termine.

Poche sono le bassezze, nei personaggi di Curatolo; molte le debolezze, giustificate dall`amore e dal suo bisogno. Un amore, incrociato per un attimo a ottant`anni in una farmacia, eppure che fa tornare la voglia di vivere; vissuto negli sguardi fuggenti di una cameriera, che danno la forza di cambiare; consumato velocemente in un amplesso totalizzante e mai scordato; riconosciuto nel gesto denso di perdono di una fuga subitanea, oppure anestetizzato per lungo tempo, e riemerso con prepotenza; innalzato a sacrificio civico, altissimo e solo apparentemente inutile, nel tempo, davvero in chiaroscuro, della lotta partigiana. Ma, anche, molte sono le ossessioni, fissate in immagini indelebili dalla penna di Curatolo, che indaga lucidamente, come con un bisturi da anatomo patologo, ma insieme scusa e perdona, come con un balsamo da applicare sul cuore.

Il corpo, coi suoi malesseri, i suoi bisogni, le passioni e i tremiti, è il fulcro dell`azione descritta dall`autore; soprattutto, il cuore, pulsante, malato, esile macchina al centro del corpo, sede di desideri e sogni, viene svelato con sincerità e urgenza, ed è sorprendente leggere come Curatolo sappia dare voce e forma anche al cuore femminile, cogliendone gli aspetti meno evidenti, eppure tanto reali, i sacrifici silenziosi, le paure nascoste. Anche per questo, e non solo per questo, Vite in chiaroscuro è un libro da leggere.