Walter Vergallo, verso l'at-tendere

08-01-2006

Come una musica il libero fluire dei versi, di Claudia Presicce


Sappiamo tutti che la parola nella scrittura poetica si usa su più piani di comunicazione rispetto al suo senso semantico originario. La storia della poesia (e non solo italiana) è legata all’utilizzo poliedrico dei termini, basterà ricordare ad esempio che con le parole si possono “disegnare” testi, creando dei simboli visivi prima che letterari. C’è stato chi ha giocato sui molteplici significati, chi ha racchiuso in poche oscure parole discorsi universali o ha legato i concetti al suono delle parole prima che al loro senso letterale. E così via, perché questo è uno dei domini letterari in cui la sperimentazione e la ricerca non si è davvero mai fermata. Non ci sono stati limiti.
Un po’ a tutti questi, e alla voglia di creare un gioco erudito, fa pensare Walter Vergallo con i suoi versi raccolti in Verso l’at-tendere (Manni, 9 euro), uno studio linguistico sofisticato, prima ancora che un’espressione poetica, ma di forte impatto comunicativo. In questi versi l’autore affida il fluire dei suoi liberi pensieri alle parole più o meno musicali, ai loro sdoppiamenti nati dalla divisione in sillabe (come nello stesso titolo), a nuove locuzioni create dall’unione di due o più termini (“godegioca”, “azotodiossinanti”, “cieloterramare”, “rosacarne”, “culturmatico”…).
Ogni poesia ha il suo personale studio ripetuto in maniera scrupolosa fino alla fine. Il testo è diviso in cinque sezioni: “apparenze”, “verso il senso”, “poetico l’esercizio”, “adtendo”, “l’in-utile”. Ogni sezione tematica raccoglie alcune poesie di Vergallo accomunate da una idea di fondo, spiegata nei vari sottotitoli che danno il senso delle brevi raccolte: la prima “dalla fiaba al rito”, la seconda “viaggio dalle apparenze verso il senso”, poi “verso il senso del poetico che è di attesa e pausa”, “attesa, ricerca di…”, infine “due utopie: per la pace, per i giovani”.
L’autore crea uno stile personalissimo, le sue poesie sono un crogiuolo di parole e versi liberi da ogni possibilità di schematizzazione, l’antologia raccoglie uno spaccato di un lavoro che si suppone ancora più ampio e articolato. Si sentono in sottofondo gli studi letterari di Vergallo, la sua dimestichezza con la metrica italiana e una conoscenza evidente della poesia tradizionale e contemporanea.