Lidia Menapace

Lidia Brisca Menapace è nata a Novara, il 3 aprile 1924, è scomparsa a Bolzano il 7 dicembre 2020.
La madre è una “ragazza emancipata d’inizio Novecento”, così si autodefiniva, e suo padre un geometra “illuminista senza saperlo”, che portava le figlie bambine a visitare città d’arte. Giovanissima prende parte alla Resistenza partigiana come staffetta, ottenendo il grado di sottotenente che nel Dopoguerra rifiuta, assieme al riconoscimento economico: non ha fatto la guerra come militare e ciò che ha fatto non è monetizzabile.
A soli 21 anni consegue la laurea col massimo dei voti in Letteratura italiana all’Università Cattolica di Milano, e si impegna nei movimenti cattolici, in particolare nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), e successivamente nella Democrazia Cristiana.
Nel 1964 si trasferisce a Bolzano, dopo il matrimonio con il medico trentino Nene Menapace, ed è la prima donna eletta nel Consiglio Provinciale di Bolzano e anche la prima donna ad entrare nella Giunta provinciale come assessora alla Sanità, sempre in quella legislatura.
Insegna all’Università Cattolica ma le costano la carriera le sue dichiarazioni di marxismo e la partecipazione alla fondazione del quotidiano “il manifesto” (1969) sul quale scriverà regolarmente fino alla metà degli anni Ottanta.
Nel 2006 è eletta al Senato nelle liste di Rifondazione Comunista.
Poco dopo la nascita del governo Prodi è proposta alla presidenza della Commissione Difesa al Senato, gesto considerato un affronto da alcuni elementi della Casa delle Libertà visto il suo antimilitarismo. A scatenare le polemiche, una sua intervista a Francesco Battistini del “Corriere della Sera”, nella quale descrive come inutilmente costose e inquinanti le Frecce Tricolori. La mattina stessa della pubblicazione dell'intervista, al posto della Menapace viene eletto un altro senatore.
Dall’aprile 2011 entra a far parte del Comitato Nazionale ANPI.

 

 

 

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