Il fiume
Quella di Teresa Poggi Salani è una poesia esistenziale che non occulta la figura biografica o empirica dietro schermature tratte dal repertorio delle maschere poetiche novecentesche.
Parla, con movenze spesso quotidiane e accenti dell’italiano parlato e della toscanità più cara all’autrice, molto semplicemente della vita, messa a nudo senza particolari intellettualismi o schemi letterari.
Le tracce visive della natura meno blasonata s’affoltano nel libro in armonico contrappunto ai suoi tanti echi sonori. E, insieme, compongono una scrittura che è, in fondo, come un singolare macramè, a un tempo ruvido nelle sue verità e raffinato nei suoi toni: fili intrecciati e annodati tra loro doverosamente senza servirsi di aghi o uncini: senza «molecole di letterarietà», privo di pose artefatte e tramato sui nodi della consapevolezza della fatica di «stare al mondo / col bene che è male, col male che è bene». Qui – e non lo si nasconde – dove «ognuno procura la morte dell’altro / poi lo incornicia e adora il ritratto».
Enrico Testa