Il ragazzo che leggeva alle donne

Il ragazzo che leggeva alle donne

copertina
anno
2017
Collana
Categoria
pagine
208
isbn
978-88-6266-752-4
15,20 €
Titolo
Il ragazzo che leggeva alle donne
Prezzo
16,00 €
ISBN
978-88-6266-752-4
€8.99
nota
Vincitore Premio Piccinnelli 2018

 
I mesi attorno all'armistizio dell'8 settembre '43, in un paesino del Piemonte, gli uomini sono al fronte e sui monti, nelle fabbriche nelle campagne e nelle case restano per lo più le donne con i bambini.
Il protagonista e voce narrante, 10 anni, si muove tra il convento delle suore dove va a scuola e l'albergo di zia Speranza che ospita le tote, cioè le guardarobiere, cioè le “signorine disponibili”.
Sono due clausure entrambe, e a entrambe il ragazzo fa compagnia con le sue letture ad alta voce. E soprattutto, nel convento e nell'Albergo Reale, ascolta: ascolta i racconti sulle vite e le vicende del paese, ascolta i consigli su questioni di cuore dispensati dalle tote – proprio come dalle suore – e ascolta i traffici politici del cuoco sindacalista della Camera del lavoro – proprio come quelli di Danilo, del sindacato fascista.
Sono tempi difficili da decifrare, tanto più per un ragazzino alle prese con il diventare grande, che cerca confini netti tra il giusto e lo sbagliato, e si invaghisce della capricciosa compagna di giochi, figlia del comandante del presidio fascista. I contorni sono sfumati come le Alpi quando si svegliano nella nebbia.

 

 

Tota Germana, tota Erica, tota Rosalia e tota Consolata hanno un intero piano a disposizione nell’Albergo Reale. A volte se ne aggiunge una quinta, tota Santina. Si ferma due o tre giorni, non di più.
«Tota Santina quando torna?»
Rispondono alzando le spalle. Non lo sanno. Oppure non vogliono parlare di tota Santina. Non l’hanno molto in simpatia, l’ho già capito.
Di tutte, tota Santina è, invece, quella che preferisco. Si interessa alle mie cose di scuola, mi sorride sempre, mi abbraccia, e le piace pettinarmi, con delicatezza, senza tirarmi i capelli una sola volta. Come non sa fare mia madre.
Quando arrivo, nel pomeriggio, dopo aver finito i compiti, l’albergo è nel momento di pausa, sparecchiate le sale ristorante, a un tavolo zio Fabrizio dorme con la testa appoggiata sulle braccia conserte. Sono le ore morte, prima che i fornelli tornino in azione, tornino le tovaglie bianche sui tavoli, giungano i primi avventori.
Sono anche le ore in cui salgo a trovare le tote. Sempre che zia Speranza non mi dica: «Oggi niente tote, non bisogna disturbarle».