Retorica e sintassi nella poesia italiana del Novecento

Retorica e sintassi nella poesia italiana del Novecento

sottotitolo
Da Pascoli e d’Annunzio agli esiti di fine secolo
copertina
anno
2019
Collana
Categoria
pagine
160
isbn
978-88-6266-340-3

DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE

La sintassi del Pascoli di Myricae, frammentata in dettagli percettivi, e quella del d’Annunzio di Maia e di Alcyone, che trasfigura gli oggetti in pure risonanze acustiche, danno l’avvio alle sperimentazioni del Novecento, che da Govoni a Palazzeschi, da Rebora a Campana, da Ungaretti a Montale, De Libero e Gatto, raggiungono gli esiti della poesia di fine secolo.

Lo studio verte sull’analisi contrastiva di due distinte maniere di concepire e di articolare linguisticamente l’esperienza poetica: da un lato, la sintassi di Myricae, frammentata e regressiva, attorta all’oggetto per offrirne un’immagine emotivamente intensificata, proiezione degli indugi e dei sussulti percettivi del «fanciullino»; dall’altro, la sintassi di Maia e di Alcyone, che smaterializza l’oggetto trasfigurandone il sostituto verbale in una melodia contesta delle risonanze acustiche del Tutto, pura espressione della valentia mimetica ed elocutiva dell’«artefice sommo» della Parola. Ereditate dai Crepuscolari agli albori del secolo XIX, trasformate e risemantizzate nell'ambito di un orizzonte ideologico segnato dal crollo della nozione di poeta vate e dal ridimensionamento dell’attività poetica, le proposte formali di Pascoli e di d’Annunzio costituiranno un imprescindibile polo di confronto per i più diversi esponenti della tradizione lirica del Novecento, da Govoni a Palazzeschi, da Campana a Sbarbaro e Rebora, da Ungaretti a Montale, da Gatto a Rosselli e Zanzotto.