Alfredo Fiorani, All'amore il tempo

17-10-2007

L'amore come sofferenza e rinascita

L’amore come sofferenza, ma anche come rinascita, come limite oltre il quale la vita torna ad essere possibile.
È il succo del nuovo romanzo di Alfredo Fiorani, scrittore originario di La Spezia ma trapiantato in Abruzzo ormai da molteplici anni. All’amore il tempo questo il titolo scelto da Fiorani per la sua nuova fatica di narrativa, legata a una storia che vede nel dolore lo strumento di una redenzione, di un annientamento del protagonista che tuttavia gli consentirà di rinascere a nuova vita.
E in effetti tutto il romanzo ha l’aspetto e il tenore di una lunga discesa all’inferno. Già dall’inizio, serrato e lessicalmente denso, si avverte il senso di una disperazione senza uscita, che pure alla fine troverà il suo compimento.
Alfredo è un intellettuale alla ricerca di un amore vero, e forse di una vita vera.
Beatrice è la donna che ama, e il riferimento dantesco non può non lasciare adito a ipotesi e suggestioni simboliche. Tuttavia il parallelismo dà vita più che altro a una opposizione: la Beatrice di Fiorani non simboleggia una benedizione, non la salvezza, ma una dannazione e la perdizione.
Così l’amore si trasforma in sofferenza, specie quando viene vissuto con ansia, insicurezza, quando viene comunque vissuto come una perdita, tra le telefonate attese invano, o nel desiderio stesso inarrestabile e impossibile da soddisfare di lei, un desiderio che ricrea continuamente se stesso, si amplifica sempre più.