Carmela Fiore, Il rumore del tempo

01-04-2006

Squarci rosa nel buio, di Monica Maggiore


Il tempo dell’esistenza suona rime che rivelano gli angoli più nascosti. Sinceri frammenti di vita scorrono sulle pagine come squarci rosa nel buio di ieri e nei dubbi dell’oggi. Il rumore del tempo, è un libro in cui la poesia è dettata dalle stagioni del divenire, tramutando l’assenza in presenza. Canti d’infanzia, poi continenti stranieri, l’andare senza soste per le strade del mondo e del destino. Ripercorrendo il “libro passato” Carmela Fiore placa la tristezza, soffermandosi sulle pagine gaie per vedere poi il cavallo bianco delle vie del futuro. L’intimità nella scrittura traduce discorsi amorosi di storie vissute, segreti ripescati da antichi fantasmi, Solo in una notte di tempesta / quando il cuore impazzisce / anelando un abbraccio / puoi svelare segreti / sommersi da sempre / negli oscuri meandri / della tua memoria; ma interiore è anche la visione del tramonto di Otranto che riflette sui muri le linee di luce; arriva dal profumo delle alghe sul molo deserto di notte, dal vento e dal fioccare breve della neve di marzo. Volti e voci rivivono in scene di grandi e piccole storie in una forma quanto mai pulita e veritiera, come quella di un diario personale in cui non può esserci inganno. Consapevole della vita tortuosa, senza vari giochi emozionali ma “come testimonianza consegnata alla macchia d’inchiostro che cade e si allarga e invade la pagina” scrive della sua poetica Antonio Errico. Un costante parlare a qualcuno semplicemente, disperatamente, felicemente, percorrendo il tempo della vita che non passa invano nei cuore come sui volti di ognuno, degli uomini che contano / e di quelli che anonimi / percorrono l’esistenza / ignorati da tutti / ma non dal tempo.