Carmine Fotia, Roma città futura

23-05-2006

Il Risorgimento romano ai raggi X, di Claudio Marincola

Fu un vero miracolo? La Capitale è cambiata o la sua metamorfosi è solo virtuale? È un bluff, un’operazione mediatica iniziata 13 anni fa da Rutelli e continuata da Veltroni, oppure Roma può considerarsi a tutti gli effetti un’altra città rispetto al suo burocratico passato? È la domanda che scettici e critici oppongono da sempre ai dati che testimoniano la crescita (+4,1%) della Capitale, anche in controtendenza rispetto al Paese. Ed è la domanda che Carmine Fotia, calabrese di origini, a lungo direttore di Radio Italia e vicedirettore de “La 7”, ha girato agli esperti e ai protagonisti del modello-Roma.
Le risposte raccolte da Fotia sono diventate un pamphlet utile per capire come si è trasformato il comune agricolo più grande d’Europa ma anche per studiare da vicino il fenomeno del veltronismo. Walter Verini, uno dei più stretti collaboratori del primo cittadino, racconta a Fotia i tic di Veltroni, «l’ossessione» del sindaco «per le piccole cose concrete», tipo «ricordarsi il compleanno di una ragazza rimasta orfana, buttare giù dal letto alle sette del mattino il presidente dell’Acea Fabiano Fabiani per chiedergli di sistemare l’illuminazione di una strada di periferia».
Chiaro che ancora una volta il rischio per chi osserva il Campidoglio con una lente di ingrandimento è rimanere incantati da quello che gli addetti ai lavori definiscono il «fascino del balconcino». Lo strapuntino che spunta dalla stanza del sindaco e affaccia sui Fori e fa da sfondo a tutte le interviste. Un vortice che ha aspirato vittime illustri e al quale tenta di sottrarsi Carmine Fotia, giornalista formatosi a “Il Manifesto”, e che forse anche per questo si sente più a rischio-balconcino.
Ma torniamo a Roma e al segreto della sua crescita. Per Giuseppe De Rita «si è rovesciato quel paradigma valido fino a qualche anno fa per cui a tirare erano i distretti industriali e le loro capitali.». Per il presidente della Camera di commercio Andrea Mondello l’arma vincente sta nel patrimonio culturale e storico. «Io non posso competere con Microsoft –fa un esempio Mondello– ma posso convincerli che Roma è la città giusta, per la sua qualità della vita, per insediarvi un centro direzionale».
Il libro contiene anche un reportage sulle nuove borgate romane e si conclude con interviste ad Alemanno, Veltroni e Bettini. Ma la chiave che Fotia usa per leggere la città è la trasformazione del territorio, perché «questione urbanistica e questione sociale si sono sempre incrociate». E qui Fotia introduce un altro aspetto della sua biografia, quando da ragazzo di Calabria si ritrovò a vivere gli anni della contestazione e a 17 anni si ritrovò tra le mani il saggio di Maurizio Marcelloni e Pio Marconi su Roma capitale del capitale, «pietra miliare di allora nella formazione dei giovani di sinistra». Che ne fu? Come si arrivò partendo da quelle premesse a Corviale e al Laurentino 38? Un momento cruciale del risorgimento romano Fotia lo individua nel planning by doing, il pianificar facendo, la nuova stagione delle regole culminata due mesi fa con l’adozione del nuovo piano regolatore. Sul piano politico il lieto fine è il Partito democratico, la nuova formazione che dovrebbe nascere dall’Ulivo cui è dedicato l’ultimo capitolo. Basterà per vivere felici e contenti?