Cavalluzzi-Rubini-Starnone, Il cattivo soggetto

12-03-2010
Storie del Sud per un soggetto mancato, di Maria Grazia Rongo

 

Il ciak che non si girò mai. Una storia intrigante, dove un prete in crisi mistica, don Lucio, e un mafioso maestro nell’arte d’irretire, Mimì Festa, dominano la scena di un Sud dove il male è sirena seduttiva. A metà strada tra la commedia e il giallo, lo script allude all’umanità varia del nostro tempo e alla ricerca concreta di uno scopo da perseguire, qualunque esso sia.
Stiamo parlando di un soggetto per il cinema scritto a sei mani dall’attore e regista pugliese Sergio Rubini, dallo scrittore e sceneggiatore Domenico Starnone e dalla sceneggiatrice Carla Cavalluzzi (i tre hanno collaborato recentemente anche alla sceneggiatura dell’ultimo film di Rubini, L’uomo nero, interamente girato in Puglia): un soggetto che non è mai passato alla fase successiva della sceneggiatura, perché non ha trovato i favori della committenza. Ora il film che non ha mai visto la luce è diventato un libro: Il cattivo soggetto, pubblicato dalla casa editrice salentina Manni.
E tra gli autori, appunto, Domenico Starnone, lo scrittore napoletano che nel 2001 vinse il Premio Strega col romanzo Via Gemito.
Starnone, chi è il «cattivo soggetto»?
«Il protagonista della storia che volevamo sviluppare è un mafioso che si presenta con i tratti caratteristici dell’ammaliatore, un raccontaballe di successo che riesce con i suoi modi fascinosi a irretire chiunque lo circondi. Il cattivo soggetto è lui, ma cattivi soggetti sono anche tanti altri personaggi che non abbiamo avuto la possibilità di tratteggiare fino in fondo, tutti i coloro che cedono al suo fascino. Cattivo soggetto può essere la vita».
Il titolo del libro però è doppiamente esplicativo, perché evoca sicuramente il fatto che il soggetto in questione non ha mai visto un’evoluzione cinematografica.
«Certamente. L’allusione è proprio al fatto che il soggetto è rimasto tale, quindi è stato ritenuto “cattivo” e nelle sale cinematografiche non verrà mai proiettato».
Quindi se questo soggetto si fosse poi concretizzato in un film, cosa avrebbe raccontato?
«Un film sulla seduzione del male, ma anche sulla forte tensione che c’è tra i legami di sangue, rappresentati dal protagonista e da suo figlio. Ora questa scrittura, dalla quale però già si evince il percorso successivo, è comunque provvisoria, se fossimo passati alla sceneggiatura avemmo creato altre situazioni, sarebbero nati altri personaggi e magari anche la storia si sarebbe sviluppata in modo diverso. Il soggetto di un film suggerisce un film ma non è il film. Allo stesso tempo questo libro non è un romanzo, perché i modi e i tempi della narrativa sono altri».
Quale Sud emerge dalle pagine di questo «cattivo soggetto»?
«L’intero film avrebbe mostrato una terra che è affascinata dal male, non innocente, che si fa impapocchiare ed è alla ricerca di un equilibro dentro al male stesso. Un mondo gestito dalla cattiva politica e dalla delinquenza locale».
Che però trova un suo particolare riscatto.
«Il riscatto non è rappresentato dal prete, una figura anomala all’interno della gerarchia ecclesiastica, è un uomo che si ribella, che non sa dove sbattere la testa, che non accetta lo stato delle cose e che per questo forse alla fine soccombe».
Dopo il successo dell’Uomo nero, l’ormai storica collaborazione con Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi, cosa ci regalerà in futuro?

«Stiamo già scrivendo un altro film, ma è top secret, e in effetti sì, siamo un trio collaudato