Claudia Patuzzi, La stanza di Garibaldi

01-06-2006

01/06/2006 - Leggere tutti
Un uomo muto e solitario, di Antonella Colombo

Una saga familiare, il ritratto a tutto tondo di un uomo “muto” e solitario. Questo e molto altro ci rivela il libro di Claudia Patuzzi (Manni, pp. 320, Euro 18,00). Il racconto della vita dello zio Ghislain che si accompagna, si intreccia con il racconto di altre vite, quella della zia Germaine, della madre Henriette, del padre Rolando e di tanti altri parenti che fanno la spola tra il Belgio e l’Italia.
Un romanzo che oscilla tra l’amore per le proprie radici e il desiderio di cambiare paese, abitudini, lingua. La storia di una famiglia, appunto, raccontata attraverso la voce, i ricordi, le lettere di alcuni dei suoi componenti che aprono al lettore il personale album di ricordi con un’assoluta fiducia nel passato. Storie personali e collettive, intime e assolute, raccontate con una lingua curata, attenta, confidenziale e familiare anch’essa. Come scrive Dacia Maraini nella sua postfazione “questo romanzo familiare è un atto di fiducia gloriosa nella memoria, non tanto turbinoso fiocco di neve, quanto “rete distesa” che raccoglie i pesci del pensiero, ne fa nutrimento per il presente e, dopo averli affumicati e distesi fra foglie profumate, li conserva come un prezioso cibo per il futuro”.
E quest’anno, per la terza volta di seguito, un libro di Manni è stato selezionato al Premio Strega.
Dopo i racconti di Marina Mizzau, Il silenzio dei pesci, e il romanzo di Rosalba Conserva, Casa Barnaba, è Claudia Patuzzi a concorrere al prestigioso premio di casa Bellonci giunto alla sua sessantesima edizione.
 
29/08/2006 - Stilos
Garibaldi e lo zio del Belgio
 
«Un atto di fiducia gloriosa nella memoria», secondo Dacia Maraini che ne ha curato la postfazione, questo romanzo della Patuzzi, autrice di saggi di politica editoriale. Tutto comincia da un pacchetto misterioso contenente una tazzina di porcellana bianca, un piattino rotto e una foto di uno zio con accanto Garibaldi. Ma cosa c’entra un vecchio zio belga con Garibaldi? Inizia così la saga familiare della Patuzzi: una storia in parte biografica, che affonda nella memoria e nelle immagini di un vissuto storico.

28/11/2006 – www.sabatoseraonline.it

Quando la memoria unisce le generazioni, di Ennedi
 
Ghislain Baltasar è il protagonista del romanzo La stanza di Garibaldi di Claudia Patuzzi (Manni 2006): Ghislain è un uomo solitario e silenzioso, sacerdote per volere della famiglia senza sentire una vocazione autentica. Ormai vecchio stabilisce un contatto con sua nipote, e le affida i ricordi di una vita attraverso una serie di lettere ricche di particolari e di brio, firmate ogni volta con un nome diverso, a sottolineare che la scrittura consente lo svelamento e l’occultamento di molte identità. Anche la giovane nipote è interessata alle potenzialità della scrittura: si ritira nell’eremo di famiglia e affida al computer le memorie di Ghislain.
Nelle lettere di Ghislain scorrono le storie di tre generazioni della famiglia belga dei Balthazar: il nonno Cyrille, volontario nella prima guerra mondiale contro l’invasore tedesco, sua moglie Amelie, la figlia Eugénie, madre di Ghislain, nato dall’incontro con Paul Mancini, un corso di passaggio a Bruxelles. I personaggi della saga familiare scorrono come foto di un album, si spostano in Belgio, in Francia, in Italia e vivono le grandi vicende della storia e le piccole scoperte della quotidianità.
Ma la saga familiare è anche un romanzo di formazione, perché la vita di Ghislain, decisa quasi sempre dagli altri e dalle circostanze, conoscerà una svolta inattesa, uno scarto dai binari della solitudine e della rassegnazione: in questo modo una figura appartata e apparentemente incolore, diviene un punto di riferimento per la giovane nipote depositaria dei documenti familiari e della memoria, l’elemento base della narrazione, il nucleo prezioso da preservare e trasmettere.
E il titolo? Perché si chiama La stanza di Garibaldi? Ai lettori la piacevole scoperta.