Elisa Pinna, Padri nostri

19-06-2013

Gli enigmi del nuovo pontificato

Papa Francesco "non ha molto tempo per rimettere in acqua la barca di Pietro", uscita "alquanto malconcia dalle tempeste dei preti pedofili e delle divisioni della Curia che hanno arenato il pontificato di Ratzinger". E se è vero che "è necessario riparare vele e timone" e "liberarsi di zavorre maleodoranti", è anche vero che "il tempo incalza": può giocare a suo favore, come nel caso di Giovanni XXIII che con il Concilio "aprì la Chiesa a una nuova era", oppure l'età potrebbe rivelarsi un ostacolo anche insuperabile. Le molte sfide del pontificato di Bergoglio, e le loro radici affondate nei nodi lasciati irrisolti dai due precedenti Pontefici - Giovanni Paolo II e Benedetto XVI -, sono al centro di "Padri nostri" (Manni, 206 pp., 14,00 euro), in cui la vaticanista Elisa Pinna offre una vision attenta e approfondita del passaggio storico vissuto dalla Chiesa: quello che attraverso le dimissioni-shock di Ratzinger ha portato all'elezione del Papa "venuto dalla fine del mondo".  
Un Papa la cui "semplicità francescana", "l'attenzione ai poveri", nonché "l'impronta personale di frugalità", sono "in straordinaria sintonia con il sentimento della maggioranza dei fedeli (e non solo dei fedeli) nei Paesi europei, schiantati da una crisi economica ormai divenuta crisi sociale". Ma la sfida di Francesco sarà anche quella di saper raccogliere "la richiesta di maggiori diritti", di saper dialogare con le domande di cambiamento che emergono dalle comunità ecclesiali. E quanto sarà disponibile Francesco "a trovare un punto di equilibrio con le istanze progressiste"? Tutto questo mentre la "nomenclatura" scruta con inquietudine - sottolinea l'autrice - le mosse del nuovo Papa, "nella speranza segreta che la rivoluzione non sia poi così dolorosa e radicale come si è preannunciato".  
"Padri nostri" ripercorre analiticamente, con grande efficacia e leggibilità, tutta la cupa stagione dei segreti inconfessabili, dei "corvi", degli scandali di pedofilia, degli intrighi finanziari e dei complotti di potere per il controllo della Curia e della Cassaforte vaticana, lo Ior: stagione culminata "con una rottura clamorosa", le dimissioni di Ratzinger, "ammissione di una resa". Ma descrive anche la voglia di riforme profonde e la speranza che l'elezione di Bergoglio ha portato con sé, per quanto cert "dossier segreti", come quelli "contenuti nella fortezza della Banca Vaticana o nei faldoni su Vatileaks", possano essere "muri invalicabili anche per il più audace dei riformatori".   
La stessa personalità di Bergoglio viene descritta come molto più complessa di quanto non appaia a una visione superficiale. Un "italo-argentino dalle mille sfumature", lo definisce l'autrice: ma proprio questa "complessità" può spiegare la "convergenza trasversale e, a quanto pare, plebiscitaria sul suo nome" che si è registrata al Conclave. Nelle riunioni preparatorie è piaciuto al Collegio dei cardinali "il suo discorso su una Chiesa capace di prendere il largo e non più chiusa nei propri recinti". E' questo il marchio programmatico del nuovo pontificato, e non potrebbe essere altrimenti per il primo Papa gesuita della storia, insieme all'idea francescana di "una Chiesa povera e per i poveri". E se Bergoglio sarà capace di condurre la barca di Pietro su questa rotta, liberandola da tutte le zavorre e le resistenze, quella sì, resta una storia ancora tutta da scrivere.