Elisabetta Liguori, La felicità del testimone

01-11-2012

Recensioni, di Anita Garrani

Flavia e Concetta sono due donne che vivono in un piccolo paese del Salento. La prima ha otto anni e, in una calda notte di giugno, dalla finestra della sua camera, assiste per caso a un omicidio. La vittima è Gaetano Scalise, consigliere comunale del paese. Concetta è una assistente sociale alla quale il Tribunale dei minori affiderà per “competenza territoriale” il caso e dovrà aiutare la piccola Flavia a ricordare. Sono in molti a volere che Flavia non parli di quello che ha visto, perché dal suo racconto potrebbe dipendere la felicità di un intero paese. Quarantotto brevi capitoli, scritti con uno stile intenso e un lessico essenziale. Tra le due donne si stabilisce un legame delicato e nello stesso tempo forte, i loro destini, le loro storie familiari, i dolori, i desideri, si intrecciano dando vita ad un racconto nel racconto. Con il passare del tempo le indagini su quell’omicidio diventano più complicate, emergono una serie di personaggi singolari e la storia assume i colori di un noir, sullo sfondo di un Salento inedito sotto il cocente sole estivo. Elisabetta Liguori lavora come cancelliere presso il Tribunale dei Minori di Lecce e come lei stessa scrive nella nota alla fine del libro “dopo anni in tribunale mi trovo con le dita piene di pieghe e tante storie da raccontare”, questa volta è stata la volta di Flavia, ma Flavia non esiste ci assicura l’autrice. Siamo sicuri di doverle credere?