Formenti-Mele, I politici ci mettono la faccia

16-04-2010
Politica faccia faccia nel web, di Ilaria Falconieri
 
Verrà presentato il 20 aprile alle 18 presso le Officine Cantelmo di Lecce il saggio edito da Manni a cura di Paolo Mele e Carlo Formenti dal titolo I politici ci mettono la faccia, sottotitolo Facebook e le elezioni amministrative del 2009 in Puglia. Il volume offre un’analisi dei risultati di una ricerca empirica che l’Osservatorio di Comunicazione politica (Ocp) dell’Università del Salento ha condotto sull’uso di Facebook nella campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2009 in Puglia. Il tutto con il contributo del sociologo Stefano Cristante, docente dell’Università del Salento e anima dell’Osservatorio. All’appuntamento presso le Officine Cantelmo saranno presenti i due curatori, Carlo Formenti, docente di Sociologia della comunicazione, e Paolo Mele, ricercatore dell’Osservatorio di Comunicazione Politica e Stefano Cristante che del volume ha curato la postfazione (scritta alla fine di gennaio come una prima analisi sulla precampagna pugliese in vista delle elezioni regionali 2010). Proprio a partire dal titolo, emblematico, del volume, Carlo Formenti svela luci ed ombre del rapporto tra i politici e il social network.
I politici ci mettono la faccia. Che cosa significa questo titolo?
«È, ovviamente, un gioco di parole che accosta il nome del social network all’uso sempre più frequente che ne viene fatto da parte dei politici. Facebook è nato infatti come versione virtuale e goliardica dei cataloghi, corredati di foto dei propri iscritti, pubblicati dalle università americane, per poi trasformarsi nella piattaforma planetaria che noi tutti (o quasi) oggi conosciamo. Un originale ibrido fra comunicazione interpersonale e comunicazione di massa. Che prima o poi anche i politici ci mettessero le facce era scontato, visto che il medium offre questa straordinaria opportunità di familiarizzare con i singoli cittadini-elettori, oltre a trasmettere le proprie idee al pubblico».
Quali constatazioni si possono fare grazie al lavoro dell’Osservatorio?
«Di certo possiamo dire che è finita la fase in cui la classe politica italiana sottovalutava il potenziale dei new media: oggi sono tutti consapevoli che la rete può essere un fattore decisivo ai fini del risultato elettorale. Dal lato dei cittadini invece sono ancora una minoranza, anche se in lenta e costante crescita, quelli che hanno capito come il mezzo possa essere uno strumento di democrazia diretta e partecipativa e non solo di sostegno del proprio candidato o di denigrazione dei suoi avversari. Internet in generale e Facebook in particolare funzionano, almeno per ora, come strumenti di polarizzazione ideologica più che di scambio o confronto fra idee differenti».
Come, in definitiva, la politica usa facebook oggi?
«Nella maggior parte dei casi Facebook viene ancora percepito come una vetrina per fare propaganda, più che come canale di ascolto delle istanze dal basso che provengono dagli elettori. Esistono però eccezioni interessanti, come l’esperimento di EmiLab, il collettivo di giovani volontari ai quali Michele Emiliano ha delegato la gestione della propria campagna on-line per le elezioni amministrative del 2009 a Bari e le fabbriche di Niki che hanno avuto un ruolo importante nel corso della recente campagna per le elezioni regionali: sono due casi in cui la politica ha capito che, per sfruttare appieno la potenzialità dei new media, occorre compiere un passo indietro, lasciando più autonomia alle nuove forme di volontariato».
Si può parlare allora di un “uso scorretto” di internet da parte dei politici?
«Non credo si possa parlare di uso scorretto, nel senso che Internet si presta a una miriade di usi anche assai diversi fra loro. Parlerei piuttosto di un uso più o meno efficace, quanto più viene usato in modo analogo ai “vecchi” media, vale a dire come comunicazione unidirezionale, dall’alto verso il basso, tanto meno funziona».