Gianfranco Bettetini, Una mano rotta

13-04-2008

La rivalità del pianista, di Giovanni Santambrogio

La vita chiede compassione quando capita l’imponderabile, ma l’infelicità spesso ha solo un nome: miseria dell’animo umano. Se avventure desolanti si muovono poi nell’agiatezza, parlano il linguaggio della cultura e vestono gli abiti dell’ambizione sfrenata è inevitabile un senso di tristezza e raccapriccio. Quanto pesa la libertà di ciascuno nel determinare rapide scalate al successo o rovinose cadute morali? La responsabilità personale conta perché il destino fa leva sulla collaborazione di ciascuno. Ogni esito rispecchia sequenze interminabili di piccole e grandi cose, di attenzioni e di scelte, d’affetti e di tenacia, di volontà d’amare o di tradire, di riscatti e di perdizioni.
L’intreccio psicologico delle passioni con il loro riflesso sull’avventura quotidiana è la trama di Una mano rotta, di Gianfranco Bettetini, studioso delle comunicazioni di massa. Se il precedente lavoro, I partigiani di Cittiglio, ricorreva alla memoria per restituire sentimenti e ideali di un passato cancellato dal tempo e dall’industrializzazione, ora l’autore sceglie le pulsioni delle metropoli urbane, con protagonisti Giorgio e Filippo, due giovani pianisti amici-rivali, figli di famiglie borghesi. Entrambi con due padri assenti e due madri possessive, la signora Lancetti e la signora Lumini, pronte a tutto pur di fare eccellere il proprio figlio. Una caduta e la frattura della mano destra compromette la carriera di Giorgio. Marina, giovane violinista di poco talento, scatena innamoramenti, tradimenti, matrimoni in un susseguirsi di situazioni contraddittorie che fotografano un vissuto contemporaneo generalizzato dove la linearità dei sentimenti sembra appartenere a un’altra epoca. Tutto finirà ristabilendo una giustizia umana e sentimentale.
Bettetini, complice la sua lunga attività di sceneggiatore Rai, costruisce sequenze incalzanti attorno al mutare del carattere dei protagonisti: i fili della psicologia e delle debolezze caratteriali sono tirati con abilità ingegneristica arrivando a mostrare quanto l’individuo sia fragile se perde i valori. La musica fa da fondale al susseguirsi del racconto con brevi note di nostalgia per gli anni in cui l’autore ascoltava la moglie al piano.