Giuseppe Cassieri, La strada di ritorno

29-04-2006

L'accettazione lucida e consapevole del proprio dovere di vivere, di Antonella Casilli


Nel mare magnum di best sellers lunghissimi e, spesso, purtroppo noiosissimi, il lettore esigente trova, a mò di zattera di salvataggio, bei romanzi brevi e conclusi, di frequente, ad opera di case editrici di nicchia come nel caso del romanzo di Giuseppe Cassieri, La strada di ritorno, edito da Manni.
In quest’ultimo lavoro Cassieri, sotto forma di resoconto autobiografico, offre al lettore una chiave di accesso ad argomenti morali, traslando la realtà personale del protagonista in una sorta di lente attraverso la quale analizzare la situazione sociale.
L’io narrante è un intellettuale, il professor Nazario Giannutri, che per offrire una testimonianza a favore di un ente morale, “Free Exit”, sorto per garantire il “dolce afflato della morte ” si vede coinvolto a ripercorrere, con scrupolo investigativo, la propria vita.
Al fine di spiegarsi il suo desiderio di rompere il patto con la vita, procede ad una sottile analisi del proprio pregresso dove l’aborto, la mancanza di figli, l’eutanasia sono inseriti ed analizzati all’interno di un’etica della disponibilità dei confini della vita umana.
Pur palesando il dubbio che alcuni eventi potrebbero non aver spostato il proprio asse d’equilibrio, sente la necessità di registrarli.
Il primo è il matrimonio con una donna, una bruna, intensiva e totalitaria, donna dal pensiero laico, sostenitrice del pluralismo sessuale, che in privato si attiene al precetto delle caste nozze anche al fine di scongiurare una maternità non desiderata. E quando l’inevitabile avviene, incursione veloce e discreta in clinica privata e successiva separazione (per dare alla bruna l’opportunità di fuggire tra le braccia di una persona del suo stesso sesso che le ha fatto conoscere la felicità di essere al mondo) concludono un capitolo di vita.
Beffarda sorte vuole che la consorte dell’amato fratello non possa avere figli e catapulta i due in una girandola di scienza e slanci mistici, bestemmie ed invocazioni.
Si apre un bivio: adozione o inseminazione? Scartate entrambe, questa donna, così apparentemente desiderosa di maternità, è d’accordo con il marito ad escludere l’inseminazione, ma non vuol neanche dare famiglia ad un bimbo in fasce che non l’abbia.
Sarà il menagè difficile che spinge l’uomo a tuffarsi da uno scoglio sulla costa dei Messapi?
Certamente regole etiche lo vincolavano a tenere fede alla propria parola anche quando all’orizzonte non si profilano possibili momenti di benessere.
“Eppure, sebbene dolorosi, sebbene silenziosamente corrosivi, non credo che il flop di un matrimonio e lo strappo dell’unico congiunto venuto al mondo dal medesimo sangue abbiano incoraggiato il mio vuoto a perdere”.
Mentre il professor Giannutri procede ad una disamina della propria esistenza, poniamo un momento l’attenzione sulla scrittura di Cassieri, il cui connotato saliente è una struttura armonica in cui si inseriscono problematiche morali di vasta portata .
Anche Kundera, di recente, nel Sipario evidenziava che nel mondo moderno, abbandonato dalla filosofia, frazionato in centinaia di specializzazioni scientifiche, il romanzo è ormai l’ultimo osservatorio dal quale si possa abbracciare la vita umana nel suo insieme.
Le questioni poste a base del romanzo coinvolgono ogni lettore in relazione ai suoi tre stadi di vita; e cioè, prima della fase di vita autonoma (non ancora), durante la stessa (già nato) e dopo (non più).
Tra le fasi di vita vi è analogia all’interno di un etica della disponibilità dei confini della vita umana, la nascita come la fine è affidata integralmente alla responsabilità morale del soggetto: così come non è disponibile la fine della vita umana non è disponibile la nascita.
La variabilità nel tempo dell’approccio a questi temi è certamente uno specchio della società nel suo storico divenire e tutti siamo, grazie all’agile stile narrativo di Cassieri, provocati a riflettere sull’innovarsi della fenomenologia sociale.
Cassieri con stile luminoso ed elegante offre momenti di autentico godimento grazie ad un narrare piacevole e coinvolgente ma al lettore attento, desideroso di leggere tra le righe offre anche un senso, pone quesiti sul significato dei due opposti contenuti della formula “dignità umana”: pro choice o pro life, ossia è necessario assicurare al soggetto il massimo grado di libertà e decisionalità su tutte le questioni che lo riguardano dalla nascita alla morte, oppure non esiste solo un diritto ma anche un dovere alla vita, in quanto il vivere è un valore in sé, indipendentemente dal grado di benessere che lo accompagna.
Il fratello del professor Giannutri, l’ex moglie, sono esempi tipici di individui concentrati ad attuare scelte che consentano di una migliore qualità della vita affinché la stessa meriti di essere vissuta.
Grazie a “Free Exit” e all’intelligenza del proprio cuore, Nazzario Giannutri raggiunge un’accettazione forte, lucida, consapevole del proprio dovere di vivere guardando all’inevitabile fine con espressione di positiva e serena accoglienza.
Si cela qualche voce suadente, dietro queste scelte? Il ricordo di ciò che è stato o avrebbe potuto essere? Certo è che la speranza è più forte di ogni concretezza . Viene prima della fede, prima dell’amore e prima della carità almeno per Giannutri è così!