Giuseppe Perrone, Tra i passi e le strade

11-04-2014

Nell'arco di un'esistenza, di Paola D’Andrea

Giuseppe Perrone, medico di professione classe 1959, esordisce con la raccolta di poesie Tra i passi e le strade, edito da Manni. Appassionato di letteratura, grazie anche alla sua formazione classica, prende spunto dalla sua esperienza personale per intraprendere questa nuova sfida letteraria. Dopo una vita passata accanto ai pazienti e nelle sale ambulatorie, l’autore, decide di trasformare in versi le sensazioni e gli stati d’animo di se stesso e delle persone incontrate lungo il suo cammino.  E lo fa  attraverso la poesia perché come lui stesso afferma “la poesia è l’immediatezza di un’emozione, intesa dal punto di vista sia del poeta che del lettore”. La forma poetica, per lo scrittore, si rivela dunque calzante perché in grado di saper descrivere, come nessun’altra, un’emozione che per sua natura si rivela essere, al contempo, intensa e fugace.
La raccolta di poesie racchiude in sé le debolezze, le sofferenze, le speranze dell’animo umano, ma si racconta anche dell’amore e del profondo attaccamento dell’autore alle proprie origini e del profondo piacere – quasi terapeutico – che lo stesso prova nello scrivere.
L’opera si apre con la poesia Tra i passi e le strade, che dà poi il titolo alla raccolta stessa, con essa l’autore ci condurrà, dando avvio, al lungo cammino nell’interiorità dell’animo umano.
“(…) Osservo anime senz’anima danzare la vita senza vita,(…) tra i passi freddi di doloroso inverno e le strade, deserte, di calore umano. Tra i passi… E le strade… sviluppo l’essere interiore”.
L’autore si conceda, dai suoi lettori, con ‘Pensiero’, ultima poesia, con essa Giuseppe Perrone chiude il viaggio intrapreso: “Parole più non ho per parlare di me. Solo questo mi resta: pensiero. A chi non mi conosce lascio questo testamento(…)”.
La vita, la morte, l’assenza di umanità, un’esistenza vuota, il tempo tiranno che fugge inesorabile, la solitudine, la nostalgia di qualcosa che è stato e la malinconia di non rivivere più quelle sensazioni, quei turbamenti.
Questo è – in parte – ciò che si percepisce leggendo le poesie che compongono la raccolta. Quasi un affresco della moltitudine, dei sentimenti e delle sensazioni, che l’uomo nell’arco della sua esistenza è in grado di sentire.