Jeph Anelli, Fiori d'amore

04-10-2009
Da Ovidio a Baudelaire, la declinazione della passione e del suo ricordo
 

Dopo «Il dolore Infinito», edito dalla Pellicanolibri nella sezione Prima Impaginazione, curata dal 1978 al 1996 da Dario Bellezza, ecco arrivare alle stampe la raccolta di poesie che in «Fiori d’amore» - per la Manni Editore di San Cesario di Lecce – affronta il delicato tema del rapporto amoroso visto attraverso lo schermo delle moltitudini floreali che spesso fanno da corollario sensorio ed emozionale al ricordo dell’Amore.

A tratti Anelli sembra riuscire a rievocare il meglio de «L’arte di Amare» di Ovidio (Altea, Acanto). Soprattutto
quando si fa ironico e lacerante. Ma in lui si ritrovano versi emotivi, di Elliot, come correttamente rilevato dal professore Rino Caputo, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata, ed al contempo rammarichi esistenziali ed abissi metrici in stile baudelairiano.
I fiori d’amore infatti non ricordano nemmeno da lontano i «Fiori del male», ma li evocano, o vi aspirano. Anche se il costrutto dell’autore appare ruotare attorno al ricordo che sopraggiunge e solo allora (Speronella) s’eleva verso una poetica
maggiore, che distanzia l’arte dalla quotidianità, rendendola chiave di lettura di un tempo interiore e collettivo.
Con il distacco e la nausea di reminescenze (sartriane?) che lo spingono (Glicine) a spiegare, a chi lo ha
conosciuto - anche come politico dopo essersi laureato in sociologia a Trento ed aver dato vita alle prime esperienze legate alla cultura degli animatori di strada - il proprio disincanto.
Fondatore del Movimento Utopico Pacifista ormai lontano anni luce da quel tempo, Anelli ha utilizzato per la copertina del suo «Fiori d’Amore», un’opera pittorica di Ettore de Conciliis, «Fiori II». Il libro viene dato alle stampe, dopo una lunga gestazione, nell’agosto del 2009, grazie al patrocinio della Regione Lazio, dell’Astral, dell’amministrazione Provinciale
di Latina e del Consorzio Biblioteche dei Monti Lepini. E di molti altri sponsor locali, come La Patolegi sas, Edilteam, Agroama, Impresa Marchionne, Cofe_Ferko e CAE.
Oltre «al sostegno affettuoso e generoso» di quel Giovanbattista Giorgi che, più di vent’anni orsono, ha creduto nell’estro creativo e vulcanico di un ragazzo iperattivo, catapultato a Sezze da Maenza, con un carico di idee rimodellate sulle esperienze europee della beat generation, di fatto oggi ancora inesplorate.