Maddalena Mongiò, Il portone sulla piazza

01-02-2005

Tra avanguardia e romanticismo, di Livio Romano


Maddalena Mongiò è una quarantenne leccese che ha esordito presso Manni con Il portone sulla piazza. Autrice di piece teatrali ed elzeviri nonché di un fluviale romanzo sulla storia di Silvia Baraldini, la Mongiò sceglie per il battesimo letterario questo racconto lungo dal sapore antico che è scritto con voce narrativa già autorevole e matura.
È la storia di un amore assoluto e spietato che soltanto dopo la morte violenta di Piero, l’amante adultero, rivelerà la sua sempre inespressa autenticità. Una storia di uomini fragili che devono fare i duri e di uomini abietti che trafugano l’infanzia delle figlie femmine nonché uomini inerti che, tronfi nella loro armatura di certezze, trascurano i propri e gli altrui sentimenti finché tutto continui a girare secondo un ritmo quieto che non destabilizza. E donne che sanno e non svelano. E impulsi edipici che muovono Barbara, la protagonista, con l’audacia di una fiera irreparabilmente ferita.
L’autrice da voce e profilo a queste maschere tragiche che sembrano spargere i loro sentimenti deformi sulla scena narrativa in maniera ossessiva, compulsava, persistentemente e coralmente lancinante. Ma dietro a queste vicende raccontate con vorticosi cambi di prospettiva e punti di vista; dietro a questo susseguirsi ipnotico di amore e morte e morte ancora, come un fiume sotterraneo che scava e ogni tanto affiora a plasmare rade paludi: c’è lo sguardo pietoso dell’autrice il quale punteggia ma non giudica, prospetta ma comprende. Servendosi di una lingua che, al contrario della materia narrata, è sperimentale e vivace, la Mongiò da prova di sapiente gestione del complesso intreccio che tiene insieme la storia di Juana, suora messicana, e la giovane e tormentata Barbara, entrambe vittime, e ciascuna per diverse ragioni, di amori fatalmente maledetti dal destino. Un libro singolare veramente.
Un punto di incontro fra avanguardia e romanticismo. Una voce che diede un’attenzione che non possiamo non rivolgere con incredula ammirazione per il coraggio della scelta tematica e per la destrezza stilistica e drammaturgia e non senza una qual sospensione del fiato in attesa di conoscere l’evoluzione del percorso intrapreso.