Paola Baratto, Saluti dall'esilio

27-04-2010
L’ultimo libro di Paola Baratto, di Piera Maculotti
 
Il neo vip pop, venuto dal nulla, che spopola in tivu grazie alle sue virtù: ignoranza totale, assoluta mediocrità e la sana faccia tosta di chi non sa... Un abile ghostwriter, un cervello clandestino, intelligente e disilluso; una bella trentenne ipersensibile e scontrosa, battagliera e disarmata. Tra loro rapporti difficili, e contorti segreti...
E’ un’antropologia del presente di rara efficacia quella disegnata nel nuovo romanzo di Paola Baratto. Una storia avvincente animata da personaggi a tutto tondo, vivi e sorprendenti per la loro verità.
Saluti dall’esilio (Manni ed. pp. 178  €18) – il sesto romanzo di un’autrice (bresciana) tanto raffinata quanto appartata – si fa leggere d’un fiato. E poi rileggere, con il respiro adatto a coglierne bellezza e profondità. Inseguendo una narrazione sapiente che si snoda col ritmo serrato di una scrittura essenziale; a dire di noi – così spesso esiliati da noi stessi - e dei nostri inquieti giorni. 
Un’isola greca, aspra e spoglia; due uomini dalle carriere appaiate: un Capo e il suo segretario, lontani dall’Italia, nella noia di una forzata solitudine. E’ la prima parte del racconto, narrato con lucido distacco dall’assistente Sandro: Mi guadagno il pane come testa di Aldo Piazza. Lui, il Piazza (nomen omen?!), l’Aldone nazionale amato dall’uomo della strada, s/Piazza tutti; la spudorata ovvietà del suo dire, l’etica ferrea della faciloneria sono la garanzia di un grande successo mediatico; e dunque, presto, anche politico. 
Candidato eccellente al Parlamento, improvvisamente bloccato da uno strano incidente, è allontanato dal patrio suolo, nell’isolato fiordo mediterraneo. E poi? 
Poi la storia prosegue, avanza, ritorna, perché la verità è un’avventura complessa. 
Ad accorgersene è soprattutto Isa, la giornalista – e sorellastra di Sandro - voce narrante della seconda parte del romanzo, trait d’union tra il mistero dell’esilio e il bisogno di verità.
Ardua impresa che le intense pagine del libro raccontano aprendo a paesaggi e personaggi diversi.
L’appennino emiliano con il suo variegato zoo umano; la riviera ligure con l’attuale metastasi edilizia dentro un corpo di antica bellezza. La seduzione del passato, il sortilegio della menzogna, la relatività del reale... Come insegna Oreste, l’anziano maestro di musica, fedele alle differenti note dei suoi ricordi, ai suoi molti io...
Nell’età della precarietà, si può essere se stessi solo in modo multiforme. Forse. 
Oppure adagiarsi beati – e uniformati – nell’affollato gregge di una società telediretta, nel tempo della deriva populista e del potere dell’uomo comune... Lo spiega l’esimio Professore, prestigioso intellettuale, narciso, snob e scaltro. 
Così va il mondo... anche nella finzione letteraria di Paola Baratto: un altro dono “Di carta e di luce” (come titola un suo precedente bel romanzo).
 Un testo prezioso, frutto – maturo – di una penna rigorosa e lieve; di uno sguardo - disincantato e sereno – su quel gioco inutilmente crudele, su quel diabolico raggiro che a volte è la vita.