Rino Mele, Un grano di morfina per Freud

29-08-2016

Una biografia in versi, di Gabriele Ottaviani

Sigmund Freud. Il padre della psicoanalisi. L’uomo che ha indagato i recessi più nascosti, profondi e tortuosi dell’animo umano. Un neurologo che è stato capace di elaborare una teoria non solo scientifica ma anche, per non dire soprattutto, filosofica che fondandosi sull’impulso sessuale infantile, cui conferisce un ruolo che molti hanno ritenuto eccessivo, legato al rimosso, definisce il peso dei processi psichici inconsci nei rapporti umani, nei comportamenti e nei pensieri. Ma anche un uomo consumato da atroci sofferenze. Perseguitato dal nazismo. A lungo malato. Di cui si è scritto e detto tutto. E il suo contrario. Come farne dunque una nuova biografia? Rino Mele vi riesce. Costruendo un poema. Diviso in tre sezioni (La guerra dai due lati del fiume Bug, Una città sconosciuta, Il padre di Freud) e corredato da una messe di note assai interessanti, attraverso una lirica costitutivamente narrativa, di taglio classico eppure innovativa, edificata per mezzo di una solida, complessa e compiuta tessitura di figure retoriche che ne esalta la dimensione elegiaca che trae spunto da dati reali relativi alla vita e alla storia dell’autore dell’Interpretazione dei sogni, tratteggia un ritratto vividissimo della personalità di uno dei più importanti e rivoluzionari intellettuali che siano mai esistiti.