Roberto Piumini, Il valzer muto

01-07-2008

Furto con inconveniente nelle stanze del museo, di Giorgio De Rienzo

Una ladra si è fatta chiudere in una sala della Permanente dove sono raccolti i quadri sensuali, o meglio le «bolgie turgide» di Tamara de Lempicka. Sa come muoversi per non far scattare gli antifurti, ma è colta di sorpresa da una «donna pallida». Non è una sorvegliante. Indossa «un vestito lungo blu», ha «i capelli raccolti in un’acconciatura solenne, all’indietro, con sfumature anch’esse bluastre sulle compatte bande laterali». Ha un tono di voce «leggermente snob»e vorrebbe farsi passare per la dissoluta pittrice polacca. Ora con «sospiri languidi», ora con guizzi di femmina rapace, proprio come se fosse una Tamara reincarnata, racconta delle splendide modelle amate, come Rafaela dai «grandi occhi neri», la «stupenda bocca sensuale» e il «corpo ammirevole» oppure l’avventura parigina insieme a Marinetti, con cui dopo aver gozzovigliato («bevemmo assenzio, fumammo, tirammo un po’ di zucchero, sai, e ridevamo molto») avrebbe voluto incendiare il Louvre, per togliere di mezzo «tutta l’orrida arte dei secoli passati». La ladra ha riconosciuto nella donna la «direttrice della Permanente», una «specialista sciatta, quasi astiosa, che si accontenta di mostrare cultura e competenza squadernando riferimenti culturali e critici, senza preoccuparsi di restituire la vita e il senso dell’artista», ma ne asseconda il gioco o la follia. Ne accetta la seduzione e balla con lei un «valzer muto» ­– come dice il titolo –, senza musica e irreale, pur di piazzare il proprio colpo. Buona trovata, ottimo il ritmo di scrittura di Roberto Piumini.