La neve al cancelletto di partenza

La neve al cancelletto di partenza

sottotitolo
Scritture brevi
copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
64
isbn
978-88-6266-029-7
8,55 €
Titolo
La neve al cancelletto di partenza
Prezzo
9,00 €
ISBN
978-88-6266-029-7
La comprensione per gli accadimenti umani, una sottile ironia e una catoniana saggezza sono le molle che animano centosedici scritture brevi attraversate da un filo rosso (che poi è bianco come la neve, simbolo delle assenze): il senso del declino della vita, la solitudine di chi ormai dialoga con chi non c’è più.
 
 
Giuseppe Rosato è nato e vive a Lanciano ma la sua scrittura creativa e critica, dai libri alle pagine dei giornali, gira per il mondo. È anche opinionista di “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

INCIPIT

1
 

La neve al cancelletto di partenza dell’ultimo slalom, la stagione si accomiata struggente nel pulviscolo sentito alle narici come vivo, lieve estrema memoria dell’inverno. Adesso andranno sui ghiacciai, informa il cronista solerte, a incontrare l’ultime piste, e poi la lunga pausa.
Pensarti anche tu sul ghiacciaio nel grande mare bianco che t’è aperta ferita ora di assenza, col plaid sulle ginocchia in questo marzo freddo di cieli tersi, mentre chiude l’eurocollegamento, ingoia il nero del teleschermo i fiocchi, breve fitta di buio che già colora il garrulo spalancarsi della pubblicità.

2
 

Dalla luna che torna a farsi piena quale conforto più, quale viatico? La ferma leggerezza di un transito che non avrà mai fine, sorprendersi di nuovo nella triste meraviglia di non esserne parte. Era la luna altra sorpresa scoprirla all’improvviso compagna nelle notti di viaggi che avevano ritorni, e nuovi cieli se ne aprivano, perdutamente felice la vicenda dei giorni freschi come barche in rada e dolce il vento inutilmente teso ora su questo approdo dal quale non si salpa.

3
 

Ma lo sgomento della luna piena – un’altra, e sembrò ieri averne visto tramontare l’ultima falce, il cielo ricomporsi nel suo compatto buio – ma lo stupore di trovarla al mezzo del vetro all’incipiente e già interminabile notte, e dal chiarore improvviso ma come d’alba abortita sugli spettri di case e tetti mai così sconosciuti sentire quanto vana e intanto consonante questa luce che non dà luce, illude d’una tenebra vinta quando più imperfetta la svela e desolata.