Annalena Aranguren, Nei passi l'attesa

14-09-2007
Tre poesie

Lui non conosceva altro luogo
dove recarsi per prendere il caffé
io ci capitai per caso inciampando
in uno sbadiglio e un’insegna luminosa.
Lui aveva già finito di bere
io allungai la mano verso lo zucchero
gli sfiorai la giacca, chiesi scusa.
E poi nient’altro:
ogni giorno ha la sua piccola storia d’amore.

Il mio corpo, desideri il mio corpo?
Ho viso e labbra e occhi
che incantati ti guardano
ho seno e fianchi e gambe
ho mani che sanno toccare
denti che mordono
piano e con piacere.
Se mi tocchi ti accorgerai
che esiste questo corpo mio
su lui puoi addormentarti.
Ne faccio dono a te che non lo vedi
come se scalzo sopra l’erba all’alba
ignorassi il chiarore della rugiada.
Dormi e sei nudo
lo so ma non ti vedo
ascolto il tuo respiro
oltre il tappeto africano
appeso al muro.
Il corpo tuo ho voglia di vedere
ogni piega di pelle smossa dal sonno
tu che per tutti indossi un velo
con il cuore svestito nel sognare.