Raffaele Crovi, Diario del Sud

05-03-2005

Crovi: «Qui trovo ricchezza creativa», di Antonella Lippo


Un viaggio nel mondo letterario del Mezzogiorno è anche quello che ultimamente lo scrittore, critico letterario ed editore Raffaele Crovi ha proposto nel suo Diario del Sud, edito da Manni, nel quale si svolge un’analisi dei linguaggi, dei costumi, dei modelli antropologici del Meridione. A Crovi, ospite del Convegno brindisino «Puglia letteraria, Mediterraneo, Europa», abbiamo chiesto quale sia il rapporto fra Meridione e letteratura, se esista una corrispondenza fra stili, linguaggi e territorio.
«Ho sempre riscontrato nella letteratura meridionale una forza e una ricchezza creativa, che si alimenta di un repertorio di immagini tratte dalla terra che li ha nutriti, in cui convergono immaginazione, mistero e utopie di un mondo contadino. Il mito, la fantasia e la storia si congiungono. Non si può prescindere da una lettura di un orizzonte antropologico, dunque, per parlare di letteratura al Sud. Credo infatti ci sia sempre un forte legame fra lo scrittore e la sua terra di origine, l’esserci nato è un elemento indispensabile per capire e narrare un territorio. Per queste ragioni non amo la letteratura delle avanguardie perché la ritengo come astratta, slegata da un contesto».
E i giovani scrittori, oggi, cosa propongono?
«In qualità di editore io ho anche pubblicato autori giovani e interessanti come Tiziano Sclavi, che si rapporta al genere noir ed è molto bravo. Nella scrittura, quindi, convivono necessariamente la storia geografica e quella personale, io non potrei scrivere, infatti, qualcosa di simile».
Come ha conosciuto la Puglia?
«Il mio primo incontro fu di natura letteraria: avvenne leggendo sul Politecnico di Elio Vittorini un’inchiesta di suo fratello Ugo su come si viveva allora a Barletta. Quell’inchiesta parlava di lavoro e di cultura e ricordo che venne poi pubblicata da Sartre in Les Temps modernes. È così che ho conosciuto la vicenda sociale della Puglia».
Il suo libro è quasi un viaggio antropologico nel Sud, scandito dagli “incontri” con gli autori che vi sono nati e lo hanno rappresentato; ma qual è il suo rapporto oggi con questo territorio?
«Ho molto esplorato e apprezzato i luoghi letterari e geografici del Meridione, avverto una partecipazione emotiva a questa dimensione letteraria, pur non essendoci nato. Ho voluto tracciare un itinerario, che si snoda in sette aree, seguendone i modelli immaginativi impressi dagli scrittori, ricordando fra i tanti di Ignazio Silone, Mario Pomilio, Alfonso Gatto, Giuseppe Cassieri, Lino Angiuli, Raffaele Nigro, Maria Carta… Racconto un paese di molte Italie, che si affacciano sullo stesso mare, nel quale citando Marc Bloch “una società contempla la sua immagine”.