La rivoluzione che viene
La rivoluzione che viene
Eppure, di fronte a questo scenario, la reazione istintiva è di aggrapparsi a ciò che esiste perché non si riesce a concepire un’alternativa che non sia ancora più oppressiva e distruttiva.
Ma è l’immaginazione politica ad aver raggiunto un vicolo cieco, oppure è il capitalismo stesso a sistematizzare la depressione, a toglierci scientemente la capacità di pensare un altro futuro?
Secondo Graeber, è proprio il potere economico e politico a indurci a credere che non vi siano soluzioni differenti da esso. È un sistema pronto perfino ad autodistruggersi, piuttosto che tentare strade diverse.
Graeber sonda molti terreni: la politica, l’economia, la violenza, i movimenti di protesta, l’alienazione e la creatività, alla ricerca di tracce di speranza nei luoghi più inattesi.
E dimostra che ripartire non è così impossibile come sembra, che alcune pratiche comuniste, e anarchiche, sono già insite nell’uomo, nella società.
Si può solo ricominciare: creare un nuovo linguaggio, un nuovo sentire comune, una strategia di sviluppo sostenibile, un’altra solidarietà.