Le dissenzienti

01-07-2008
La letteratura come dissenso, di Rossella Bufano
 
Pensare la letteratura come dissenso significa riconoscerle la fun­zione di rappresentare le soggettività e le singolarità, nelle forme del racconto che agisce sul livello simbolico dando senso alla realtà. Non significa connotare la letteratura come militante, ma significa evidenziarne e sollecitarne la criticità di contenuti e l'alterità di for­me rispetto ai canoni di cultura e di stile ritenuti comunemente pre­valenti o sedicenti universali. Il dissenso, concetto complesso e mul­tiforme, va spiegato e ridefinito ad ogni occorrenza e circostanza, e regola se stesso e la pratica di pensiero o di azione che ne deriva se­condo il contesto da cui prende esistenza.

Il dissenso, dunque, è nella prospettiva di rappresentazione del­la realtà e del sé, e si qualifica, spesso suggestivamente, come pro­positivo, creativo, esistenziale, politico, di genere, eversivo, radica­le, ideologico, avvicinandosi così a concetti già noti e riconoscibili. Il dissenso è nella verità, relazionale, molteplice, provvisoria, dei contenuti e soprattutto nell'assertività e autorevolezza dello scarto da una norma sentita avulsa e non corrispondente al soggetto che lo esprime. La ricezione del fatto letterario e l'impianto critico e con­cettuale di riferimento - qui dato dalle prospettive di differenza di genere e multiculturalità consapevolmente situate - sono i fattori che attivano il dissenso e la politicità dei testi.

Il circolo virtuoso dell'ermeneutica tende così ad affermare il significato etico della letteratura e della critica letteraria; a richiamare alla responsabilità intellettuale e alla funzione civile della parola; a sollecitare il pensie­ro a porre "domande importanti"; a spiegare il femminismo quale condizione esistenziale e intellettuale. La narrativa di contenuti, le scritture di vita situata, la criticità del pensiero, in presenza di una ricezione consapevole, rappresentano un possibile argine al dilaga­re della cultura spettacolo e di un malinteso senso di cultura di mas­sa, ingannevole e contraddittorio, perché sostenuto da manipola­zioni consumistiche. Susan Sontag si domandava come riconciliare l'appoggio alla democrazia, intesa come sistema politico, con gli scrupoli sul sistema culturale. Per chi si occupa di didattica e ricer­ca, di creazione e trasmissione del sapere, è una questione aperta e problematica, politica».