Alvaro Torchio, Luce e tenebra

23-09-2016

Intervista all'autore, di Daniela Larentis

C’è uno splendido libro, da leggere tutto d’un fiato, che narra le vicende pubbliche e private di un grande autore della letteratura italiana del Cinquecento: Torquato Tasso.
Non si tratta di un testo rivolto esclusivamente a un pubblico di nicchia, ma di un romanzo avvincente che potrà piacere a tutti, tanto agli amanti della poesia quanto a chi predilige la narrazione storica, capace di coinvolgere emotivamente il lettore dall’inizio alla fine.
Il titolo è «Luce e tenebre – Vita di Torquato Tasso», di Alvaro Torchio, edito da Manni (2016).
È un testo che potrebbe essere introdotto nei programmi scolastici, appassionerebbe anche quegli studenti meno attratti dalla letteratura.
L’autore, scrittore e docente di materie letterarie, risiede a Trento. Laureato in Filosofia e in Lettere moderne, ha curato vari testi scolastici per le casi editrici La Scuola e Loescher.
Con Dario Piccotto ha pubblicato i libri di narrativa «Marx ed Engels: indagini di classe» (Rubbettino 2010), «Marx & Engels, investigatori» (Stampa Alternativa 2012), «Vivaldi e il segreto del Nuovo Mondo» (Stampa Alternativa 2013).
Abbiamo avuto il privilegio di porgergli alcune domande.


Quando è nata l’idea di scrivere un libro sulle vicende pubbliche e private di Torquato Tasso? Perché, dopo il successo dei precedenti romanzi, ha deciso di dedicare un libro proprio a lui?
«A distanza di anni dalla mia tesi di laurea sulle Rime di Torquato Tasso, ho pensato di scrivere un romanzo imperniato su di lui. La scelta è dipesa, oltre che dai trascorsi scolastici, dal fascino della sua poesia. Mi piaceva l’idea di condividere con i lettori, mediante un romanzo, le emozioni che sa dare la grande poesia».

A chi è principalmente rivolto e come è strutturato?
«Il libro si rivolge specialmente a coloro che amano la poesia ed è strutturato in capitoli corrispondenti ad alcuni periodi dell’esistenza di Tasso.
«Volendo scrivere un romanzo e non una biografia, mi sono soffermato solamente sugli eventi più importanti.
«Pur attenendomi per lo più alla realtà dei fatti, ho descritto anche vicende e situazioni di fantasia, badando comunque a rispettare il criterio della verosimiglianza storica.»

Ha trovato difficoltà nel ricostruire la vita di questo grande autore della letteratura italiana dalla tormentata vita interiore?
«Esistono biografie attendibili e moltissimi sono i documenti e le testimonianze. Ma, come ha scritto uno studioso delle Rime, Bruno Basile, l’io del poeta, nelle 1.708 poesie del canzoniere, appare diviso, lacerato da maschere che si susseguono in una strana, angosciosa teatralità, demandando sempre a un volto segreto.»

Da cosa è rimasto maggiormente affascinato nel ripercorrere le tappe della sua vita?
«Dalla passione che Tasso manifesta per la poesia, probabilmente l’unico, autentico amore della sua vita.
«Tasso trascorse a Ferrara presso la corte del cardinale Luigi d’Este molti anni, i primi furono quelli più felici e produttivi.
«Poi la pazzia, la reclusione nell’ospedale di S. Anna, tanto per ricordare alcuni momenti significativi della sua esistenza piuttosto difficile, potremmo dire usando un eufemismo.
«In età romantica venne considerato simbolo del conflitto individuo-società, un uomo geniale ma incompreso: potrebbe condividere un pensiero a riguardo? Chi fu davvero l’uomo Torquato Tasso?
«L’epoca del romanticismo ha dato credito a varie leggende diffuse dal primo biografo di Tasso, l’amico Giovambattista Manso, come quella del suo presunto e illecito amore per Leonora d’Este, una delle due sorelle del duca Alfonso II.
«In realtà, Torquato venne rinchiuso per sette anni nell’Ospedale di Sant’Anna, più simile a un carcere che a un luogo di cura, per aver offeso gravemente il duca a causa dei gravi disturbi psichici che si manifestarono all’epoca in cui era suo cortigiano e lo tormentarono poi durante il resto della vita.
«La reclusione (nei primi tempi, incatenato a una parete) fu una durissima prova, per lui, da allora in preda a frequenti allucinazioni visive e auditive, e aggiunse altre sofferenze a quelle causate dal bando del viceré di Napoli, che lo separò a dieci anni dalla madre, morta di lì a poco, e dalla sorella; soffrì inoltre, soprattutto dopo la scomparsa del padre, per la mancanza di veri affetti e in seguito agli intrighi e alle crudeltà della vita di corte.»

La sua produzione letteraria è vasta, scrisse moltissime opere, l’«Aminta», il «Rinaldo», la celeberrima «Gerusalemme liberata», le «Rime», tanto per citare le più note: quali ha inserito nel libro e perché?
«Ho scelto di escludere i dialoghi e gli altri scritti in prosa (a parte le lettere), inserendo nella narrazione un certo numero di versi tratti dalle Rime, dall’Aminta e dalla Gerusalemme liberata, le opere più significative.
«Mi interessava descrivere la correlazione tra vita e composizione poetica, ponendo in rilievo quanto profondamente Tasso amasse scrivere versi. Egli, peraltro, cortigiano quasi privo di mezzi di sussistenza, era anche un poeta professionista che scriveva poesie su commissione allo scopo di ottenere qualche obolo.»

Riguardo alla vita sentimentale del poeta, come definirebbe l’amore per Lucrezia Bendidio?
«L’amore di Tasso per Lucrezia Bendidio viene considerato dagli studiosi contemporanei puramente letterario, una convenzione tipica dell’epoca e in particolare delle corti. Oggi, inoltre, alcuni ritengono probabile che il poeta fosse omosessuale.
«Riguardo al rapporto fra Tasso e la bellissima dama di corte, però, io ho preferito attenermi al parere di vari studiosi del primo Novecento, secondo cui la Bendidio sarebbe stata il grande amore di Torquato.
«Ho fatto questa scelta sia in considerazione del numero cospicuo di componimenti poetici a lei dedicati, sia a causa di indizi in base ai quali l’ipotesi di una finzione poetica non mi pare del tutto convincente, e infine anche per esigenze narrative.»